Botta. E risposta. “Chanel nega categoricamente i rumors riguardanti la cessione dell’azienda. Chanel non è in vendita. È una mera speculazione su indiscrezioni infondate”. A ventiquattro ore dal retroscena pubblicato da MFF, che vuole i fratelli Wertheimer (comproprietari della società) alla ricerca di acquirenti, dai piani alti di Chanel parte la rettifica, che mette (per ora) fine alla querelle. Ma rimane che la griffe, fondata nel 1909 e tetragona per oltre un secolo a spifferi e invadenze, si trova al centro di un percorso di trasformazione del tutto inedito, di cui la scomparsa del padre-mentore-creativo Karl Lagerfeld è solo l’ultimo capitolo. Che un contesto del genere sia terreno fertile per indiscrezioni, viene da sé.
Dove va Chanel
La scomparsa di Lagerfeld, l’uomo che in trent’anni ha trasformato Chanel da griffe prestigiosa in corazzata da 9,6miliardi di fatturato, è l’architrave della trasformazione del marchio. La nomina di due suoi fidi collaboratori alla direzione creativa è l’unica scelta in continuità fatta finora dal management. I fratelli Wertheimer, che per decadi hanno gestito la società come un’impenetrabile testuggine romana, già da tempo hanno ristrutturato le policy del gruppo. Come? Innanzitutto, decidendo di comunicare per la prima volta i dati di bilancio, poi riorganizzando gli uffici internazionali.
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