Il mercato del lusso cinese è il terreno di scontro delle griffe. Chi ha vinto, chi ha perso, cosa serve per primeggiare quando la competitività è sempre più forte. Qual è, infine, il ruolo dei giovanissimi consumatori. Tre analisti spiegano prospettive e, soprattutto, insidie della Repubblica Popolare. Ne parlano con BoF Mario Ortelli, managing partner di Ortelli & Co. Amrita Banta, CEO e co-fondatrice di Agility Research. E James Roy, direttore della sede di Shanghai della stessa società.
Mercato del lusso in Cina
Ortelli
“Il divario tra i vincitori del lusso e tutti gli altri è destinato ad accrescersi. Ma d’ora in avanti sarà sempre più difficile aumentare le vendite”. Fino adesso chi ha vinto in Cina? “I migliori marchi con un’attività di pelletteria consolidata, una forte presenza digitale e una buona rete di negozi. La percezione del marchio e la presenza digitale sono i due fattori che dividono i vincitori dai perdenti. Di solito i brand sono eccellenti in entrambe le cose. Fa eccezione Hermès con la sua presenza digitale relativamente discreta”.
Agility Research
“La spesa della Cina per il lusso non ha ancora raggiunto i livelli di quando era possibile viaggiare all’estero”, spiega Banta. La ripresa del travel shopping non si avrà fino al 2023. Con le restrizioni dei viaggi, “i regali di lusso sono diventati una categoria importante”, continua Banta. I Millennials sono attualmente il principale consumatore del mercato cinese. I marchi investono molto anche per attirare la Gen Z, cioè i nati dopo il 1995 (che sono circa 80 milioni in Cina). Come riuscirci? “A loro piace molto essere aggiunti su WeChat dagli assistenti alle vendite dei negozi. Non la trovano come un’imposizione. Desiderano connessioni più personali con i marchi e questa è un’opportunità chiave” aggiunge James Roy. Lo riprova la circostanza che, secondo i dati il report Tmall-Bain, la vendita di prodotti nati da collaborazioni o in limited edition è salita dal 300 al 400% tra gennaio e ottobre del 2020. (mv)
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