Maria Grazia Chiuri si sente in dovere di mettere le cose in chiaro. Gli investimenti sulla sostenibilità sono necessari: ma la rivoluzione green della moda è complicata e non esistono le soluzioni facili che tanti auspicano. Proprio per questo il mercato va incontro a una polarizzazione: perché solo i big hanno le risorse per investire in direzione green. E, ancor di più, per questo l’idea di un lusso democratico è balzana: la qualità si paga.
La transizione ecologica
La direttrice creativa di Dior (nella foto, d’archivio) è intervenuta a Firenze durante un’anticipazione del Future for Fashion di Confindustria del prossimo marzo. “La transizione ecologica richiede un cambiamento culturale e investimenti che solo le grandi aziende possono permettersi – sono le sue parole riprese da Il Sole 24 Ore –. Il rischio è che, in questo nuovo scenario, gli artigiani che non hanno risorse da investire siano tagliate fuori dal mercato in pochi secondi, così come i giovani designer che vogliono lanciare un brand. Il divario tra grandi e piccoli rischia di allargarsi”. Chiuri guida una griffe che può a buon titolo annoverarsi tra i big. “Stiamo ingrandendo il nostro stabilimento di Scandicci – spiega a Repubblica –. Un luogo magico, irripetibile. Basta venire anche solo un giorno e fai tutto, perché trovi a due passi chi lavora il metallo e chi la pelle e ti portano in pochi minuti il modello di realizzazione del tuo progetto”.
Ma la qualità si paga
Non si può pensare che il risultato di questi investimenti possa arriva al pubblico con prezzi cheap. “L’idea della moda democratica in Italia ce la dobbiamo togliere dalla mente – continua Chiuri –. Se un capo è fatto bene, perché deve essere democratico? La qualità a basso prezzo non esiste, se il prezzo è basso è perché dietro c’è qualcuno che non è stato pagato bene”.
La consapevolezza
“Oggi parliamo di transizione ecologica ma dentro c’è tutto. Nel nostro settore spesso non viene spiegata la complessità che c’è dietro questo sistema e come sia difficile fare scelte che non producano un impatto anche peggiore”. Chiuri dalle colonne di MFF fa un appello alla qualità del dibattito che riguarda l’ecosistema mediatico: “I nuovi mezzi di comunicazione non permettono o stimolano la riflessione o un dialogo”. Così come il capitale umano: “I giovani sono sensibili all’argomento, ma bisogna trovare soluzioni fattibili. Spesso pensano che la transizione ecologica si possa fare in fretta, ma non è realistico – conclude –. Ho un ufficio estremamente giovane, con giovani che vengono da scuole d’eccellenza, ma a volte dicono cose naif, non si rendono conto della complessità”.
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