Ai primi di ottobre si è diffusa la notizia che Marco Bizzarri, ceo di Gucci, ha diffuso un messaggio tra i dipendenti di Pechino in cui parla esplicitamente della prospettiva di un rallentamento degli affari nella Repubblica Popolare. “Abbiamo raddoppiato il business in tre anni, quindi può accadere che alcuni negozi rallentino, ma la cosa francamente non mi spaventa”, ha detto lo stesso manager (nella foto) durante il BoF China Summit di Shanghai. Insomma, il messaggio ai dipendenti è “non abbiate paura” (parafrasiamo noi): non si prospetta la fine della grandeur pechinese di Gucci, ma un passo falso dettato dai tempi. La crescita vera del brand del gruppo Kering, invece, durerà “per sempre”, rassicura Bizzarri, nella Repubblica Popolare e nel mondo: l’obiettivo del brand è raggiungere i 10 miliardi di ricavi nel giro di qualche anno. Non ancora, però, cavalcando realtà come Alibaba e JD.com (come fanno moltissimi concorrenti). “Presto o tardi collaboreremo con queste piattaforme – spiega Bizzarri –. Al momento, siamo in posizione di attesa: in tutta onestà, in molte di queste c’è tanta merce contraffatta, non vorrei certificarla con la nostra presenza. Non credo che essere il first mover comporti necessariamente un vantaggio competitivo, per questo preferisco aspettare”. Ha aspettato pure troppo Hermès, che ha lanciato a metà ottobre (ultimo dei grandi brand a farlo) il proprio canale e-commerce per la Cina. Nel catalogo, riporta Jing Daily, si trovano abbigliamento e accessori: mancano solo le Kelly e le Birkin.
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