Ecco che succede quando l’azionista non le manda a dire, ma attacca il management per via frontale. Il fondo d’investimenti statunitense Caerus Investors ha inviato una lettera al board di Kate Spade per invitare i vertici del brand a iniziare le ricerche di un acquirente. Il fondo (che detiene lo 0,03% del pacchetto azionario del marchio) rimprovera all’attuale management l’incapacità di produrre margini: aziende dello stesso livello, riporta la lettera stando a Fortune, valgono agli azionisti utili maggiori. Dai vertici di Kate Spade, che nel terzo trimestre ha registrato vendite in calo a parità di perimetro, la risposta è diplomatica: “Ascoltiamo con interesse i suggerimenti dei nostri azionisti”. C’è fermento nel mondo del lusso e si nota una certa tendenza all’insorgere di voci di cessioni per brand in sofferenza. È il caso di Michael Kors, di cui pochi giorni fa si è letto di un interessamento da parte di LVMH. La pista, però, sembra essere fredda: mentre Luca Solca (Exane Bnp Paribas) a La Conceria diceva che l’ipotesi è “poco probabile”, Bloomberg argomenta che al colosso francese l’operazione non conviene. Mentre il mercato USA dei prodotti di lusso è in rallentamento (negli ultimi 20 mesi, solo nel marzo 2016 la vendita di accessori ha segnato un flebile trend di crescita: +0,3%), per LVMH sarebbe anti-economico acquistare ora un brand (di cui ha già detenuto il 30% fino al 2003) il cui valore si è accresciuto dopo la quotazione in Borsa di 5 anni fa. Se tre indizi fanno una prova, c’è da credere che la galassia dell’alto di gamma vada incontro a fusioni e consolidamenti: circa un mese fa ha fatto breccia (per poi tornare sotto traccia) l’indiscrezione dell’operazione di merger tra Coach e Burberry. Fin qui, però, la certezza è una sola: alla pubblicazione dei rumor, le quotazioni in Borsa dei brand in difficoltà tendono a schizzare verso l’alto. (rp)
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