La previsione è firmata Morgan Stanley: il Coronavirus brucia un punto di PIL della Cina. L’epidemia può comportare un rallentamento dell’economia della Repubblica Popolare tale da “bloccare completamente o quasi l’import-export con l’Occidente”, parafrasa Libero Quotidiano. È una prospettiva, certo, ma le conseguenze del Coronavirus già si sentono sul piano della realtà: “Al momento i cinesi non viaggiano e comprano molto di meno anche a casa loro – commenta con Il Sole 24 Ore Luca Solca, analista di Bernstein –. Il feelgood factor, elemento importante nell’acquisto di lusso, ovviamente si è volatilizzato di fronte a questa emergenza”.
Milano soffre
Chi non terrorizza, si ammala di terrore, cantava De André. E così anche a Milano, dove l’epidemia di Coronavirus non c’è, si contano i primi danni. La città è luogo elettivo per i viaggi dei top spender cinesi: secondo Confcommercio, qui versano 300 milioni al mese in shopping, pasti e pernottamento. “Oggi siamo a -40% rispetto al periodo precedente il virus”, ha chiosato con la stampa il sindaco Beppe Sala, facendo riferimento agli stessi dati.
Milano vigila
Milano è anche la sede delle principali fiere del settore. Dopo Lineapelle, anche TheOneMilano, salone della pellicceria e del prêt-à-porter, conferma l’appuntamento del 20-23 febbraio. “La manifestazione si svolgerà – comunicano – attenendosi scrupolosamente alle indicazioni dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, del Ministero della Salute, dell’Istituto Superiore di Sanità e in ottemperanza alle normative vigenti”.
Coronavirus brucia un punto di PIL
Il mercato cinese è centrale per l’alto di gamma. L’ipotesi che le vendite inchiodino atterrisce i brand. Come ricorda Il Sole 24 Ore, l’unico paragone possibile è con la Sars del 2003, quando la crescita della vendita retail passò dal +9% al +4%. Secondo Barclays, la maggiore capillarità della distribuzione può aiutare ad attutire i danni, così come, aggiunge Credit Suisse, la penetrazione dell’e-commerce nei consumi moda (35%) offre un’alternativa alla quota di vendite perdute dal retail fisico. “In realtà anche trasporti e logistica potranno rallentare le attività – osserva con il quotidiano economico-finanziario Flavio Cereda di Jefferies –. Non credo che l’online potrà sopperire le mancate vendite nei negozi. I consumi di lusso avranno un rallentamento che impatterà sui risultati della prima metà dell’anno, almeno. Per un settore così esposto a una sola nazione, come il lusso, questa è la tempesta perfetta”.
Nella foto (Shutterstock) lo shopping district di Chengdou nei giorni della paura
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