Cosa serve ai brand perché il Capodanno cinese sia un affare

Cosa serve ai brand perché il Capodanno cinese sia un affare

Capodanno cinese senza viaggi? Non importa, c’è l’online. Mentre i mall della Repubblica Popolare brulicano di gente. Le vendite per le griffe del lusso arriveranno copiose. Ma perché l’evento sia un affare serve una strategia vincente e molti marchi del settore non ce l’hanno ancora. Bisogna saper conquistare i consumatori cinesi della Gen Z che sono emersi come i più influenti al mondo. “Il vero made in Italy o made in France non basta più” afferma Claudia D’Arpizio, analista di Bain. A suo dire made in China non si traduce più come scarsa qualità, soprattutto a Pechino.

Un affare

Il governo cinese ha invitato la popolazione a non viaggiare, neanche per tornare al domicilio. Anzi Pechino incoraggia a festeggiare il Capodanno (iniziato venerdì 12 febbraio) nei pressi dei luoghi di lavoro. Ciò sembra non compromettere più di tanto gli acquisti di moda e del lusso. “I primi numeri sul Capodanno – afferma D’Arpizio a Il Sole 24 Ore – dicono che le vendite stanno andando molto bene, soprattutto online, dove si attende un nuovo record”. Anche Luca Solca, analista di Bernstein, dichiara che le prospettive di acquisto per il Capodanno cinese “restano ottime”. Sulla stessa linea anche Flavio Cereda di Jefferies: “I brand si aspettano un ottimo febbraio. In questi giorni i mall cinesi sono affollati ed è la prova che lo shopping fisico è sempre centrale, anche per i giovani. Il boom del digitale non si ripeterà, una volta riaperti i negozi”.

La conquista dei giovani

Sia D’Arpizio che Daniel Langer, CEO della società di consulenza per il luxury Equitè, sottolineano che la sfida del lusso è conquistare i giovani consumatori: 400 milioni di persone tra Millennial e Generazione Z. “Il mero made in Italy o made in France non basta più – dichiara l’analista di Bain –. Bisogna intercettare la cultura contemporanea, investire nel client telling e individuare l’influencer giusto”. Inoltre i marchi occidentali devono fronteggiare la crescita dei marchi locali. “L’Anno del Bue deve essere un anno di ripristino per i marchi di lusso – conclude Langer con South China Morning Post –, se vogliono dominare il cambiamento in Cina e fuori dalla Cina. Fare solo quello che hanno sempre fatto non aiuta”. (mv)

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