Le radici del +47% di Thom Browne nel 2021 vanno cercate nella pandemia. O meglio, nella capacità di tenere la barra dritta pur nel momento più convulso dell’esplosione del Covid. Lo ha spiegato il CEO Rodrigo Bazan: se il marchio, dal 2018 parte del gruppo Zegna, ha sfondato la soglia dei 260 milioni di fatturato lo si deve, da un lato, alla coerenza stilistica di mr. Thom Brown in persona. E, dall’altro, alla vision che ha sostenuto gli investimenti.
Il +47% di Thom Browne
Come ricorda il Sole 24 Ore, quando Zegna ha rilevato l’85% di Thom Brown non furono divulgati i valori dell’operazione. Gli analisti, però, valutavano il brand 500 milioni, Nel 2021 di certo i ricavi sono cresciuti del 47%, arrivando a 263 milioni. Come è stato possibile? “Innanzitutto per la capacità di Thom – risponde allo stesso Sole 24 Ore Bazan – di restare fedele e coerente allo spirito che ha sempre ispirato le collezioni, improntate alla qualità totale”. Ma non solo.
La resilienza
“Il 2020 è stato difficile – continua Bazan, già CEO di Alexander Wang –, ma ci ha permesso di concentrarci ancora di più sui dettagli di ogni progetto. L’investimento sulle collezioni donna è un ottimo esempio. La prima fu presentata nel 2014 e da allora non ha mai smesso di crescere”. Il ritorno delle esperienze fisiche è salutato con favore. Ma la pandemia ha impresso un’accelerazione sul digitale dalla quale non si tornerà indietro. “Nel 2020 aver investito su software, hardware e piattaforme ad hoc ci ha permesso di restare in contatto con tutti i clienti – ricorda Bazan –, di organizzare campagne vendite da remoto e di non interrompere alcun progetto legato a nuovi negozi, anche in Paesi dove ancora oggi non possiamo viaggiare liberamente come la Cina”.
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