Il “no” di LVMH all’acquisizione di Tiffany apre nuovi scenari finanziari per il lusso. Gli analisti ne ipotizzano alcuni. Per esempio, c’è chi ritiene che il matrimonio comunque si farà. Altri, invece, sostengono che Tiffany potrebbe trovare altri acquirenti, a partire da Kering o Richemont. Ma c’è anche chi, infine, si spinge a immaginare il merger alternativo di LVMH, che potrebbe puntare proprio su Richemont. Gli interrogativi, quindi, non riguardano solo le ragioni che hanno portato al “no” francese, ma si allargano al prossimo futuro. Adesso, dunque, cosa può accadere?
La ragioni del no
J.J. Guiony, CFO di LVMH, ha chiarito che il dietro front della società è dovuto alla lettera ricevuta dal governo francese. “Dobbiamo rispettare i termini della lettera” ha affermato Guony, come riporta Fashion Network. Termini che, però secondo alcuni, non erano vincolanti. La lettera, firmata dal ministro degli Esteri Jean-Yves Le Drian, ha esortato LVMH a posticipare (dal 24 novembre al 6 gennaio 2021) la chiusura del deal da 16,2 miliardi di dollari. Una richiesta basata sulla minaccia di ulteriori dazi statunitensi sui prodotti francesi. Reuters scrive di aver parlato con una fonte dell’Eliseo secondo la quale la lettera aveva un valore politico. In altre parole: era un consiglio, non un ordine. Sta di fatto, comunque, che Tiffany starebbe citando in giudizio il colosso francese. “Faccio fatica a concepire – commenta Guiony – come un giudice del Delaware, vedendo una lettera proveniente da un ministero francese che dà istruzioni precise a una società anch’essa francese, possa ignorarne le implicazioni”. E chiude: ““È un ordine governativo, non abbiamo altra scelta”.
Le supposizioni degli analisti
L’annuncio di LVMH ha sparigliato le carte del lusso. Alcuni analisti pensano che il matrimonio possa comunque concludersi, magari il prossimo anno. Altri, invece, sostengono che ormai l’idillio si è rotto e ci saranno nuovi movimenti. “LVMH sta tentando di costringere Tiffany a tornare al tavolo delle trattative” sostiene Dylan Carden, analista della società William Blair (citato da Business of Fashion). Idem pensa anche il presidente di Tiffany, Roger Farah. Per gli analisti di Jefferies (citati da MF Fashion), “la volontà di accrescere la posizione nell’hard luxury è sempre viva in LVMH, con o senza Tiffany. Pensiamo, però, che abbandonare la strategia precedentemente intrapresa non sia una soluzione”. Roberto Bonacina (advisory, M&A leader, fashion & luxury di EY) crede che, effettivamente: “Le valutazioni pre-covid sono difficilmente sostenibili nell’attuale situazione mercato”.
Cosa può accadere?
Altri osservatori aprono a nuove prospettive che non includono il deal tra i francesi e il gruppo USA del gioiello, ma che sviluppa anche un notevole business nel contesto della pelletteria. “LVMH è tornata sul mercato per una grande acquisizione, mentre Tiffany potrebbe trovare altri acquirenti disponibili come Kering o Richemont” dice Luca Solca di Bernstein. Ma c’è anche chi nota una contemporaneità non casuale tra le decisioni di Richemont e l’annuncio di LVMH. Swetha Ramachandran (investment manager di Gam Luxury Brands Equity), ipotizza su MF Fashion che LVMH potrebbe ritenere più conveniente acquisire Richemont piuttosto che Tiffany. (mv)
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