“È chi ha spinto sugli incassi facili che in Cina non cresce più”

“È chi ha spinto sugli incassi facili che in Cina non cresce più”

È una questione di tempismo. Anche Chanel, riconosce il suo presidente della Divisione Moda, avrebbe potuto invadere la Cina di accessori quando il mercato tirava. Ma non ha ceduto al miraggio degli incassi facili. Anzi, al contrario, ha insistito sul proprio piano di sviluppo progressivo (centellinato) e ora raccoglie i frutti. “Avremmo potuto vendere enormi quantità di borse e accessori ma non è il nostro obiettivo – rivendica Bruno Pavlovsky (in foto) con Milano Finanza Fashion –. Come sempre, andiamo al nostro ritmo, graduale e solido”.

Il momento della Cina

Parlando a margine della sfilata di Hangzhou, Pavlovsky non ha negato il momento critico del mercato cinese. “Il Paese sta affrontando una recessione economica che ha un impatto non sui very important clients, ma sugli one time clients”. Questo, però, non scalfisce la maison francese. “Resto molto ottimista per il 2025 e il 2026 – continua –. Durante gli ultimi tre anni Chanel ha raddoppiato il business. Siamo cresciuti a doppia cifra e attirato moltissimi nuovi clienti, con file nei negozi. Questo dimostra il potere e l’attrattività del marchio”.

 

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Chi ha ceduto agli incassi facili

Asia e Giappone valgono un terzo del giro d’affari di Chanel. Eppure, il presidente Divisione Moda continua a definire “relativamente piccola” la presenza della griffe sul mercato. “Ci sono dei brand molto più esposti di noi. Abbiamo solo 18 boutique in dodici città, mentre molti dei nostri competitor ne hanno più di 50”. Il motivo per cui Chanel continua a crescere, rivendica Pavlovsky, è la pazienza con cui gestisce la penetrazione nell’ex Celeste Impero. “Il nostro sviluppo è stato graduale è perché vogliamo vendere il ready to wear – conclude –. Ci sono voluti circa dieci anni per educare il consumatore locale ad apprezzare l’abbigliamento”.

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