Fendi ai giovani: “Meglio ottimi artigiani che modelle mediocri”

Fendi ai giovani: “Meglio ottimi artigiani che modelle mediocri”

Riallineare una sorta di asimmetria tra aspirazioni della nuova forza lavoro ed esigenze del made in Italy. Far passare tra i più giovani l’idea che è più utile avere ottimi artigiani “che modelle mediocri”. Con il progetto Hand in Hand, come vi abbiamo raccontato, Fendi si impegna nella promozione delle realtà artigiane italiane. Ma non solo. Silvia Venturini Fendi vuole che queste si salvino, che non spariscano nel passaggio generazionale. Perché sia possibile, spiega a La Repubblica, è importante far capire ai ragazzi e alle ragazze che c’è bisogno di loro in bottega.

Come nasce Hand in Hand

Un po’ di mesi fa, a Palermo, ho visitato la bottega di un artigiano specializzato in splendidi mobili di midollino – racconta la stilista, a proposito della nascita del progetto –. C’erano il titolare ottantenne e il figlio che, quando ha saputo chi sono, mi ha parlato della figlia aspirante modella. A me è venuto naturale chiedergli perché invece la ragazza non volesse proseguire nella tradizione di famiglia, tanto bella e tanto rara. Niente da fare, mi ha spiegato lui: la cosa non le interessa. Per me è stata una pugnalata al cuore pensare che quell’attività è destinata a chiudere e a essere dimenticata”.

Che modelle mediocri

La situazione della bottega palermitana non è affatto rara. Anzi, è comune alla stragrande maggioranza delle realtà artigiane italiane. “Purtroppo sì. È colpa nostra – riconosce Venturini Fendi –, abbiamo dato alle nuove generazioni idoli sbagliati, convincendoli che esiste solo un tipo di successo. Invece è molto meglio essere un ottimo artigiano che una modella mediocre. Da lì mi è venuta voglia di studiare un progetto educativo, sfruttando la capacità intrinseca della moda di affrontare ogni tema senza appesantirlo”.

 

 

Lo stato dell’arte

L’Italia è piena di maestranze straordinarie – continua –, che per anni sono state abbandonate a loro stesse. È importante far sì che tornino a credere nel loro futuro”. È una missione che investe tutta la filiera fashion (e i suoi osservatori). “La moda in questi anni ha dato molta più attenzione ai designer che agli artigiani – conclude –, ma ora che il sistema è sempre più trasparente, la gente ha voglia di saperne di più. Ormai sono chiari a tutti sia i danni che questa industria può causare sia che il vero lusso non è un’etichetta, ma un modo preciso di fare le cose”.

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