Per certi versi, mettendoli in copertina del numero del nostro settimanale distribuito a Lineapelle un mese fa, eravamo stati facili profeti. Parlando del magic touch della coppia Marco Bizzarri/Alessandro Michele (nella foto) titolavamo “Attenti a noi due”. Niente di più vero, visto che ieri Kering, la multinazionale che possiede Gucci ha pubblicato i dati del terzo trimestre 2016, rivelando che la griffe ha letteralmente fatto i fuochi d’artificio. Il +18% messo a segno rappresenta la prima crescita percentuale in doppia cifra dal 2012 e porta Gucci a valere il 60% di tutto il profitto operativo di Kering, con un fatturato trimestrale pari a 1,088 miliardi di euro. La “casa madre” francese, spinta dalla griffe fiorentina, cresce del 10% chiudendo il fatturato del terzo quarter a quota 3,2 miliardi di euro. “Un risultato oltre le aspettative, quello di Gucci: nessuno si era spinto a pronosticare oltre il +10%” commentano gli analisti, stupiti anche del clamoroso +34% piazzato da Yves Saint Laurent (326,1 milioni di euro), rivitalizzato dalla nuova direzione creativa di Anthony Vaccarello. Sui primi nove mesi dell’anno, Gucci ha incassato oltre 3 miliardi di euro, per una crescita dell’8,5%. Bene tutti i segmenti produttivi e tutti i mercati. Unica eccezione: il Giappone. In mezzo a tanta luce, nel portafoglio di Kering (+5,6% nei primi nove mesi) spicca l’ombra che continua ad avvolgere Bottega Veneta, che va sotto anche in questo trimestre, perdendo per strada l’11% del suo giro d’affari. Kering giustifica l’ennesimo crollo della griffe vicentina con “il calo degli acquisti turistici cinesi in Giappone ed Europa”. Parole che, però, vengono ripetute da mesi senza che il malessere di Bottega Veneta si risolva. Il brand, va ricordato, dal 2009 a metà 2015 volava altissimo. In quel periodo, guarda caso, il suo amministratore delegato era Marco Bizzarri… (lf)
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