Il tonfo di Kering si tirerà dietro il lusso oppure no? Perché un conto è parlare di “rallentamento della crescita”, un altro è registrare numeri negativi. Addetti ai lavori e analisti cercano di rispondere all’interrogativo. La performance dei vari marchi dipende dalla loro esposizione in Cina, dove le vendite sono caute. E anche dall’andamento del mercato americano. Senza sottovalutare le maison che non sembra siano molto influenzate dall’andamento delle singole geografie. Un esempio è Moncler, che in questo momento viaggia in direzione contraria rispetto a Gucci.
Il tonfo di Kering
Mercoledì 20 marzo le azioni Kering sono scese dell’11,9% a 375,20 dollari, cancellando in un solo colpo 6,2 miliardi di euro di capitalizzazione di mercato della società. L’effetto-Kering si è riverberato sui listini azionari del settore. I titoli del lusso nelle varie Borse hanno registrato una giornata negativa. “La debolezza si è estesa all’intero settore, anche se vediamo le difficoltà di Gucci piuttosto come brand-specific”, hanno precisato gli analisti di Equita, come riporta MFF. Anche WWD scrive che gli investitori ritengono che il calo di Gucci e della casa madre Kering sia “relativamente isolato”. E per rimarcare questo concetto arriva l’opinione di Yanmei Tang, analista di Third Bridge, che boccia la collezione De Sarno: “L’interesse per Gucci sta diminuendo sia in Cina che negli Stati Uniti. I nuovi prodotti Gucci finora non hanno una visione unica e sono troppo simili alle stagioni passate. Ciò rende improbabile che possano attirare un rinnovato interesse da parte dei clienti”.
Ancora più polarizzati
Bank of America ritiene si assisterà a una maggiore polarizzazione dell’andamento dei vari marchi. La stessa banca punta su LVMH ed Hermès. Non certo su Burberry, troppo esposto in Cina. “I dati preliminari per il primo trimestre 2024 sono leggermente migliori del previsto, soprattutto negli Stati Uniti e in Europa. E i commenti di Prada e Moncler sulla situazione attuale sono stati di supporto” commenta invece Equita. Che a sua volta scommette su Moncler e, in seconda battuta, su LVMH e poi Prada. Ma non è che il lusso debba cominciare ad interrogarsi sui prezzi (troppo alti) dei suoi prodotti? Interrogativo che circola da un po’ tra gli addetti ai lavori. Il Sole 24 Ore si chiede se persino gli ultra-ricchi, oggi, non facciano altre valutazioni, preferendo destinare la stessa somma con cui avrebbero comprato una borsa griffata all’acquisto di un viaggio, un gioiello o altro ancora. (mv)
Foto Shutterstock
Leggi anche: