Il problema non è tanto come se la caveranno le holding dell’alta moda: sopravviveranno anche a questa congiuntura, qualcuna soffrendo, qualcuna uscendone addirittura più forte. L’aspetto più preoccupante sono gli effetti sul prodotto in pelle della stagione di “normalizzazione del lusso”. Perché in media le conglomerate continueranno a crescere nel range del single digit growth (ovvero in media entro il 9%). Però, come raccontiamo, sul numero di febbraio 2024 del mensile La Conceria (“Le Prospettive di Mercato in un’Economia di Guerra”) spostando il focus delle strategie lontano dagli accessori.
Gli effetti sul prodotto in pelle
“È uno scenario che da un lato vede la crescita dei fatturati dei brand svincolarsi dallo sviluppo dei volumi – si legge nell’articolo dal titolo “Gli Effetti Collaterali Della Normalizzazione” –: le griffe preferiscono produrre meno capi d’abbigliamento e accessori (a discapito dei fornitori) per vendere le collezioni che escono dalle fabbriche a prezzi più alti”. Non solo: “Parallelamente le griffe diversificano l’ambito di attività, investendo su comparti nuovi (l’hospitality, il food & beverage, il beauty), mentre per agganciare il pubblico aspirazionale lasciano perdere l’espansione nei segmenti più bassi (le cosiddette diffusion line), a favore di quella in altri comparti merceologici (l’effetto lipstick)”. Ne parliamo con Luca Solca (Bernstein) e con Manuel Ríos, titolare della conceria spagnola Inpelsa e presidente di Cotance.
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