Alla fine dell’anno fiscale (31 gennaio 2017) i ricavi netti del gruppo Prada si sono attestati a 3,1 miliardi di euro, in calo del 10% rispetto ai 3,5 miliardi del 2015. Il reddito netto, intanto, è calato del 16% su base annua, passando da 331 a 278 milioni (-16%). Numeri affatto positivi che trovano riscontro nel dettaglio dei segmenti di prodotto, dei marchi e dei mercati. I Leather Goods, che valgono quasi la metà del business (1,8 miliardi) hanno perso il 14% su base annua, anche se dai vertici della maison specificano che c’è stata una buona risposta alle ultime collezioni, mentre la calzatura cede il 4%. Non vanno bene le griffe (Prada -10% e Miu Miu -8%), a eccezione di Church’s +6%. Le vendite del gruppo (dove il canale wholesale vale l’84% della torta) calano complessivamente del 10%, con crollo nella seconda parte dell’anno. Unica nota positiva: i buoni risultati delle collaborazioni con i partner dell’e-commerce (Ynap, mytheresa e mr. Porter). A proposito delle destinazioni, l’Europa, mercato principale, arretra del 5%, le Americhe del 12%, come il Far East (a eccezione del Giappone, -13%, dove la moneta forte respinge i turisti cinesi) e il Medio Oriente -10%. In fin dei conti, i migliori risultati del bilancio del colosso guidato dalla coppia Bertelli-Prada (nella foto) riguardano il taglio delle spese operative (-10%), applicato dalla rinegoziazione sistematica degli affitti alla pubblicità (fatta eccezione di quella digital). Bertelli predica ottimismo per il 2017 e ipotizza operazioni di merger and acquisition nel prossimo futuro. Sorridono anche gli azionisti, che vedono i dividendi alzati del 9% in un anno.
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