“Il gruppo si affida a una struttura di approvvigionamento dall’elevata preparazione tecnica e lavora con aziende storiche, con le quali ha instaurato un rapporto di collaborazione continuativa”. La qualità è nella catena di fornitura. E nella selezione dei fornitori nulla è lasciato al caso. Anzi, Salvatore Ferragamo sceglie (e mantiene i rapporti con) i migliori. È scritto nero su bianco nel Bilancio di Sostenibilità 2016 della griffe del lusso. Rapporto che sancisce la primazia della pelle italiana per il lusso made in Italy (e non solo): il gruppo comunica che il “99,4% dei pellami” sono “acquistati in Italia”. Un (quasi) en plein che fornisce un riscontro di mercato allo sforzo della conceria italiana in direzione della sostenibilità: una storia di eccellenza che UNIC (Unione Nazionale Industria Conciaria) racconta nel suo Rapporto di Sostenibilità 2017. D’altronde, Ferragamo non avrebbe ragioni per “regalare”, per così dire, il proprio favore proprio alla pelle italiana. I metodi di selezione sono stringenti, si diceva: “Al fine di garantire l’imprescindibile qualità dei prodotti del brand, il gruppo Salvatore Ferragamo – si legge nel rapporto – si avvale di un processo di selezione dei fornitori e dei lavoranti, atto a valutare se i potenziali nuovi partner dispongono dei requisiti tecnici e qualitativi, economici e finanziari e di tutte le documentazioni e le certificazioni previste per avviare la collaborazione”. La pelle italiana merita fiducia e restituisce qualità.
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