C’è chi recupera più in fretta. E chi (ancora) no. Del primo gruppo fanno parte Dior, Louis Vuitton, Hermès, Bottega Veneta. Del secondo gruppo Gucci e Moncler. Lo dicono i numeri (li abbiamo pubblicati questa settimana). Ma, mentre alcuni brand sono rimasti in terreno negativo, altri hanno varcato la soglia della positività mettendo a segno, nel terzo trimestre 2020, una crescita rispetto al 2019. E, poi, c’è Prada che è talmente in grande spolvero che la quotazione delle sue azioni a Hong Kong è più alta di quella pre-pandemia. Come mai?
Chi (ancora) no: Gucci
Dopo la pubblicazione dei bilanci relativi al terzo trimestre 2020, sotto la lente di ingrandimento sono finiti, in particolare, due brand entrambi controllati da Kering: Gucci e Bottega Veneta. E per motivazioni opposte. Ci si aspettava di più dal primo. Anche se i suoi numeri (-9%) sono stati leggermente migliori delle attese, Gucci era atteso a una performance simile a quella (positiva) di Louis Vuitton e Dior. Nonostante la crescita online, così non è stato con Kering che ha puntano il dito contro il crollo dei consumi turistici. Business of Fashion, invece, sostiene che Gucci sia stato penalizzato dal trend che ha portato i consumatori a orientarsi verso l’acquisto di prodotti timeless e meno modaioli. “La sottoperformance di Gucci rispetto a Louis Vuitton e Hermès potrebbe essere motivo di preoccupazione”, dice Harry Barnick, analista di Third Bridge, sulle pagine di BoF.
Chi recupera (eccome): Bottega Veneta
Bottega Veneta ha fatto il botto: oltre il +20%. Lo stilista Daniel Lee è indicato da tutti come l’artefice della rinascita. Secondo BoF le creazioni dell’ex direttore creativo Tomas Maier erano più discrete e meno social. In altre parole, meno attraenti per i giovani. Lee, invece, sviluppa “design più fotogenici e compatibili con i social media” e ha conquistato la platea cinese.
Hermès
Anche Hermès è andato in positivo. Ma il suo successo è ormai una sicurezza. “Quando si tratta dei suoi articoli in pelle più richiesti, le borse Birkin e Kelly, Hermès non ha mai avuto problemi a vendere ciò che produce” scrive BoF.
Prada
Per Prada non parla il bilancio trimestrale, ma il trend dei suoi titoli a Hong Kong che ha superato il livello pre-pandemia. Secondo quanto riporta il portale cinese Ladymax, negli ultimi sei mesi, il prezzo delle sue azioni è salito del 27%. E ha superato il 20,7% di Richemont, il 19,3% di LVMH, il 15,8% di Hermès e il 15,7% di Kering. I motivi sono vari. Primo: la tempestiva implementazione dei canali di e-commerce con le vendite online, cresciute del 150% da gennaio a giugno 2020. Secondo: la performance sul mercato cinese. Terzo: la strategia di ridurre sconti e wholesale per rafforzare il posizionamento del marchio. Quarto: la riduzione dei costi operativi (si veda, per esempio, la chiusura dello store di Hong Kong). Quinto: l’arrivo dello stilista Raf Simons a fianco di Miuccia Prada. Sesto (non ultimo): la rinnovata co-lab con Adidas. (mv)
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