Gucci svela i dettagli del programma Changemakers, la risposta della griffe allo svarione del blackface in passerella. Il marchio ammiraglio del gruppo Kering impegna subito un fondo di 5 milioni di euro da spendere in 5 anni in Nord America in iniziative per le minoranze, integrato da ulteriori 1,5 milioni di euro per 70 borse di studio per ragazzi meritevoli. Poi, a giugno, lo stanziamento di un analogo tesoretto di 5 milioni per i Paesi della regione Asia-Pacifico. In parallelo, Gucci prevede l’insediamento di un Changemakers Council, di cui faranno parte personalità note per l’impegno per l’inclusione sociale, e il coinvolgimento dei 18.000 dipendenti in programmi di volontariato sul loro territorio di riferimento. Dopo l’annuncio di nuove policies aziendale, Gucci passa all’azione. “Credo nel dialogo, nella costruzione di relazioni significative e nell’agire velocemente – è il commento affidato a una nota da Marco Bizzarri, presidente e ceo della griffe -. Ecco perché ci siamo subito messi al lavoro per rimediare alle nostre mancanze. Il programma Changemakers ci consentirà di investire risorse critiche per creare fertili spazi di crescita comune, stimolando e sostenendo in modo sempre più efficace il confronto interculturale con le comunità con cui ci interfacciamo, specialmente quella afro-americana”.
Gli incidenti non finiscono qui
Dopo Gucci, Burberry, Prada e Dolce & Gabbana, è il turno di Louis Vuitton. La maison del gruppo LVMH ha ritirato dal mercato i capi dell’ultima collezione Uomo ispirati a Michael Jackson. Non si tratta tanto di una gaffe, quanto di una tattica preventiva prima dell’insorgere di eventuali polemiche. È stato di recente distribuito, infatti, il documentario “Leaving Neverland”, inchiesta sulle accuse di pedofilia che hanno gravato sul musicista dai primi anni ’90 fino alla morte. Ai piani alti di Louis Vuitton hanno concluso che la concomitanza degli eventi (distribuzione della collezione, ribalta del documentario) non giocava a loro favore.
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