È strano sentire Demna Gvasalia predicare prudenza. Lui, lo stilista dirompente e irregolare per definizione, che annuncia per marzo a Parigi “uno show volutamente semplice”. Ma in questo momento il designer georgiano ha altre priorità: spegnere le polemiche, rimettere in carreggiata il brand e, soprattutto, tenersi Balenciaga. Già, perché negli ultimi mesi di turbolenze da più parti ci si è chieste se ai vertici di Kering, una volta sostituito Michele in Gucci, non avessero intenzione di dare una scossa pure al brand ispano-francese.
Ora prudenza
“Ho deciso di tornare alle mie radici, così come a quelle di Balenciaga, che produce abiti di qualità, non immagini impressionanti o virali”. È così che Gvasalia annuncia a Vogue il nuovo corso del brand. C’è da aspettarsi, insomma, look più eleganti e meno provocazioni. Più total look austeri come quelli in foto (dai social) e meno Triple S, shopper Ikea in versione lusso, o confezioni di patatine in pelle. “Penso che il mio valore come creativo sia disegnare il prodotto e non essere uno showman – continua Gvasalia, che così abdica al proprio ruolo di disruptor –. L’aspetto provocatorio del mio lavoro è stato spesso frainteso. Non ho più voglia di infilarlo nei miei progetti”.
Per tenersi Balenciaga
Il riferimento è alla duplice polemica abbattutasi su Balenciaga in autunno per due campagne pubblicitarie che sono sembrate uno strano ammiccamento alla pedofilia e agli abusi sui minori. Per la prima, dove bambini erano accostati a stringhe di latex e altri accessori del genere, Gvasalia ammette la leggerezza di tutto il team, ma parla di equivoco: il riferimento era alla sottocultura punk, non certo a quella sadomaso. La seconda, dove tra alcuni documenti di scena c’era una sentenza della Corte Suprema sulla pedopornografia, “è stato un insieme di negligenze e di sfortuna, ma non intenzionale”. Rimane il problema che nell’ultimo trimestre del 2022 Balenciaga è finita nella lista dei cattivi e che gli analisti si aspettano di vederne le conseguenze nei conti di Kering. Abbastanza per decidere un avvicendamento alla guida creativa: proprio quello che Gvasalia vuole evitare.
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