Hermès ribadisce l’allarme: “La nostra più grande preoccupazione è la qualità delle pelle”. E annuncia investimenti

“La pelle non è più tanto buona come era un tempo. Dieci anni fa la cosa che mi preoccupava di più era la formazione degli artigiani. Oggi la mia più grande preoccupazione è la qualità dei materiali, ed è qui che dobbiamo investire”. Parlando con il Financial Times, Axel Dumas, 48enne ceo di Hermès, lancia l’allarme. O meglio, ribadisce quello anticipato lo scorso giugno dal suo direttore generale: la qualità delle pelli sul mercato sarebbe in calo. Mentre la filiera dell’approvvigionamento è “una vera battaglia”.
A proposito di produzione
Risolta la questione formativa con un accordo con il ministero per l’Istruzione e la creazione di una scuola interna per i nuovi assunti, Hermès ha centrato la propria strategia sulla produzione. “Quando sono arrivato al Leather Department (nel 2014 appena nominato ceo, ndr), la prima cosa che il Finance Department mi ha detto è stata dobbiamo impedire gli ordini per borse inferiori alle 10 unità” racconta Dumas. “Ho chiesto: che quota rappresenta degli ordini totali? Mi hanno risposto il 15%. Ho ribattuto: non rinuncerò al 15% del leather business il primo giorno – prosegue–. Ci possono anche essere solo 10 unità di un modello sparse in 310 negozi. Un mucchio di gente potrebbe anche non vederle, ma mi piace l’idea. Ok, c’è un aspetto negativo: in termini di supply chain e distribuzione è un modello poco efficiente, ma proprio questo ha obbligato Hermès a essere multi-local e diversificata”.
Gli ultimi grandi artigiani
Hermès si considera l’ultimo grande artigiano del mondo del lusso. Il marchio non ha un dipartimento di marketing, bensì un approccio “darwinista” al mercato. “Non facciamo quasi mai lanci dei prodotti – conclude il ceo –. Noi presentiamo una novità, lasciamo che sia la creatività a condurre il processo e dopo vediamo cosa sopravvive”.

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