Dobbiamo attenderci un cambio creativo da Chloé? Fonti interne aziendali smentiscono, ma l’andamento deludente delle vendite, nonché il recente arrivo del nuovo CEO Riccardo Bellini, fanno ipotizzare dei cambiamenti. Insomma, i conti di Chloé peggiorano e lo stile traballa.
Povera Natacha
Sulla graticola ci sarebbe la direttrice creativa Natacha Ramsay-Levi. A condannarla sono i fatturati, dicevamo. Sebbene Richemont non pubblichi mai i risultati dei singoli brand, l’edizione francese di Fashion Netwotk ha rivelato che la società francese Chloé Soc (che copre solo una parte delle attività del marchio), alla fine del marzo 2019, ha registrato ricavi per 91 milioni di euro: erano 215 dell’anno precedente. Anche se questo calo potrebbe essere legato, almeno in parte, ad una diversa contabilizzazione tra i due esercizi, la testata sottolinea come la stessa struttura avesse registrato già nel 2018 un calo del fatturato del 38% su base annua. Nel 2017, Luca Solca, ex analista di BNP Paribas ora in Bernstein, valutava per circa 520 milioni di euro le vendite annuali del marchio.
I conti di Chloé peggiorano
Il tracollo si sarebbe verificato proprio dopo l’arrivo di Natacha Ramsay-Levi (aprile 2017). La flessione è di proporzioni insolite per la media del settore. A nulla è valso inserire nuovi prodotti come gioielli e calzature, voluti proprio dalla designer ex Balenciaga e Louis Vuitton. Alcuni analisti hanno attribuito gli scarsi risultati di Chloé all’offerta di prodotti troppo costosi in una fascia di prezzo dove il consumatore trova molte altre offerte. Altri ritengono che Natacha Ramsay-Levi sia troppo ansiosa di ottenere risultati: il marchio ha perso identità senza conquistare nuovi consumatori. In particolare, le borse con il logo C non hanno captato l’attenzione dei più giovani. (mv)