La fiducia di Salvatore Ferragamo non si basa su elementi fideistici. Si fonda su segnali di mercato e si struttura su segnali che lo stesso brand manda al fashion system. A proposito dei primi, i risultati di vendita in Asia (specie in Cina e Corea) nei mesi di luglio e agosto dicono che, forse, si comincia a vedere la luce in fondo al tunnel del Coronavirus. I secondi, invece, riguardano gli eventi fisici e la riscoperta delle proprie origini.
La fiducia di Salvatore Ferragamo
“Lo scenario globale è ancora molto volatile e incerto – riconosce con il Sole 24 Ore il CEO Micaela Le Divelec Lemmi –. In Ferragamo stiamo pianificando l’attività verso una progressiva normalità e stiamo spingendo soprattutto nei mercati chiave, come la Cina”. Ecco, perché piazze dove negli ultimi mesi si sono visti addirittura risultati positivi su base annua ci sono. “In Cina e in Corea – continua la manager – le vendite hanno registrato incrementi double digit, offrendo ottime prospettive. Abbiamo avuto buoni segnali anche da Paesi come Taiwan e, più recentemente, Canada e Brasile, ma anche Russia e middle East stanno progressivamente recuperando”.
Sfilate e storia
Ferragamo torna in passerella il prossimo 26 settembre alla rotonda della Besana. La sfilata, dove convivono le collezioni Uomo e Donna firmate da Paul Andrew, avverrà davanti al pubblico. “La pandemia ha pesato sui risultati del primo semestre per l’intero settore, ma tornare a sfilare fisicamente – spiega Le Divelec – vuole essere un messaggio importante della volontà di ripartire, recuperando occasioni di immersione totale nella creatività”. L’immersione nella creatività passa anche dalla riscoperta delle origini. La griffe è impegnata (con docufilm, podcast e biografia) a raccontare il percorso del fondatore, partito dalla Campania agli inizi del secolo scorso per conquistare le vette della moda globale.
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