Il 2024 è duro per il mercato dei beni personali di lusso. Al punto che Kering ha dovuto pubblicare un profit warning e anche la prima trimestrale di LVMH è di segno negativo (-2%). Quella di Brunello Cucinelli, invece, no. Il gruppo ha dichiarato nel periodo gennaio-marzo vendite in aumento del 16,5% a cambi correnti. Tutte le aree geografiche hanno registrato una crescita, anche l’Asia. L’andamento di Cucinelli fa pensare ad un settore del lusso a due velocità, diviso tra marchi che rallentano e altri che invece marciano spediti. Con una polarizzazione ancora più marcata rispetto al passato.
Il 2024 è duro? Non per Brunello
Nel primo trimestre 2024 la società Brunello Cucinelli ha registrato un aumento dei ricavi del 16,5% a cambi correnti e del 17,9% a cambi costanti rispetto al primo trimestre 2023. Il fatturato netto è arrivato a 309,1 milioni di euro. Le vendite in Asia, che gli analisti considerano fondamentale per il settore, sono aumentate del 16%. “La bellissima raccolta ordini sulle collezioni autunno-inverno 2024, sia uomo che donna, ci porta a ribadire con rinnovata convinzione le nostre aspettative per l’intero anno 2024 – è il commento del presidente esecutivo e fondatore Brunello Cucinelli–, di una crescita dei ricavi intorno al 10%. Siamo molto fiduciosi che la ricerca di un prodotto bello, ben fatto, esclusivo e raro sia destinata a continuare nel tempo, riconoscendo l’altissimo valore del lavoro manuale ed artigiano”.
E neanche il 2025
Cucinelli si aspetta un +10% anche nel 2025. Non sono molte le società del lusso che condividono queste prospettive di crescita. Il periodo di rallentamento e di difficoltà del settore non sembra riguardare Brunello Cucinelli. La società di Solomeo ha da tempo intrapreso un percorso di crescita che sembra immune dalla crisi e dal difficile contesto internazionale. E non parlate di “lusso tranquillo”, definizione che non piace a Cucinelli. Che preferisce parlare di “grande artigianato manuale, prodotti chic, lussuosi, belli e preziosi”. (mv)
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