La battaglia legale tra LVMH e Tiffany si accinge a entrare nel vivo. Il motivo del contendere ormai è noto. La scorsa settimana il gruppo francese si è tirato indietro dal deal da 16,2 miliardi di dollari, citando una lettera del governo francese, per l’acquisizione del brand della gioielleria. La data da segnare sul calendario, ora, è il 21 settembre. Cioè il giorno in cui il Tribunale del Delaware, dove Tiffany ha depositato la documentazione per citare LVMH, emetterà il suo primo verdetto.
La battaglia legale
Tiffany pretende che l’accordo con LVMH sia chiuso alle cifre pattuite entro il 24 novembre, la scadenza già programmata. E ha chiesto alla giustizia americana di deliberare con urgenza, proprio per poter stare nei tempi. Ma è chiaro che se il tribunale del Delaware respingerà le accuse, sarà molto difficile ottenere un verdetto definito in appena due mesi. Tiffany ha criticato il colosso del lusso francese per i suoi “sfacciati sforzi” profusi al fine di evitare di pagare la cifra pattuita. Rimanda al mittente, allo stesso tempo, le accuse di mala gestione nel periodo della pandemia. In particolar modo LVMH ha contestato il fatto che Tiffany abbia pagato cospicui dividendi in un momento di crisi, quando le vendite erano in calo. “Le mutevoli spiegazioni di LVMH indicano malafede nei suoi rapporti con noi – ha detto Roger Farah, presidente del board di Tiffany, a Business of Fashion –: non sono altro che distrazioni intese a nascondere i suoi sforzi per esaurire il tempo ed evitare di adempiere ai suoi obblighi“.
La risposta dei francesi
LVMH ribatte di non vedere alcun motivo per cui la giustizia americana debba accelerare in una vicenda così complessa. E sostiene che una proroga della scadenza di sei-sette mesi avrebbe consentito alle parti di prepararsi adeguatamente. “Tiffany sta solo cercando di creare un diversivo”, afferma LVMH nei documenti depositati in tribunale. Negli stessi documenti spiega che il brand USA può effettivamente ottenere risultati migliori nel quarto trimestre di quest’anno rispetto al 2019, come pretende, solo se taglia gli investimenti. LVMH ha chiarito che non ritiene più i 135 dollari per azione concordati prima dello scoppio della pandemia un valore equo per Tiffany allo stato attuale. Scrive Business of Fashion che i francesi sostengono di aver tardato nella presentazione dei documenti per ottenere il via libera dalla commissione europea Antitrust con un motivo. I fatti accaduti dalla stipula dell’accordo alla sua rottura, cioè i disordini sociali ed economici e le tensioni commerciali tra Stati Uniti e Francia, sono motivi validi per rinegoziare l’accordo o per annullare del tutto il deal di acquisizione. (mv)
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