Il brutto periodo di Capri e la “poca disciplina” dei suoi brand

Il brutto periodo di Capri e la “poca disciplina” dei suoi brand

Ricavi in discesa e fusione con Tapestry sospesa. È un brutto periodo per Capri Holdings, il gruppo USA che possiede Michael Kors, Jimmy Choo e Versace. Idem per il suo CEO, John D. Idol, che è deluso dai risultati, ma offre spiegazioni che non convincono del tutto gli analisti.

Il brutto periodo di Capri

I ricavi dell’esercizio aprile 2023-marzo 2024 di Capri Holdings sono diminuiti dell’8,4% a cambi attuali a 5,17 miliardi di dollari rispetto ai 5,6 miliardi del 2023. Le entrate di Michael Kors sono state di 3,5 miliardi di dollari contro 3,88 miliardi nel 2023. Versace ha raggiunto 1 miliardo di dollari contro circa 1,1 miliardi. Il giro d’affari di Jimmy Choo, infine, è stato di 618 milioni di dollari contro 633 milioni. Tutto ciò, nonostante il numero dei clienti è cresciuto del 14% rispetto al precedente esercizio. Nel quarto trimestre (gennaio-marzo 2024), i ricavi di Capri sono diminuiti dell’8,4%. Michael Kors è sceso del 9,7%; Versace del 3,6% e Jimmy Choo del 9,3%.

 

 

La delusione del CEO

“Nel complesso, siamo rimasti delusi dai nostri risultati poiché la performance nel quarto trimestre ha continuato a essere influenzata dal calo della domanda a livello globale per i beni di lusso fashion“. Lo dice in una nota John D. Idol. Il CEO ha affrontato il tentativo della Federal Trade Commission di bloccare la fusione con Tapestry. Si è detto “fortemente in disaccordo” con questa decisione. “Le realtà del mercato, che la sfida del governo ignora, dimostrano in modo schiacciante che questa transazione non limiterà, ridurrà o vincolerà la concorrenza”.

La “poca disciplina” dei brand

Per alcuni analisti, però, il brutto periodo di Capri avrebbe altre motivazioni. Per esempio, Neil Saunders, analista di Globaldata, ritiene che Idol abbia espresso solo una parte della verità. Sottolineando come il gruppo abbia perso il 18% delle entrate in due anni, afferma a Vogue Business che “un ritmo di deterioramento così rapido non può essere attribuito interamente alla debolezza del mercato del lusso. È di gran lunga superiore alla media. Capri si distingue come uno dei principali sottoperformanti nel segmento premium. Colpa della cattiva gestione e della mancanza di disciplina dei suoi marchi”. (mv)

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