Le Journées Particulières sono per il gruppo LVMH l’occasione per svelare al grande il retroscena (o meglio: il retrobottega) dell’industria del lusso. Per qualcun altro, però, è anche un’opportunità per agganciare, e magari ammaliare, giovani da instradare al mestiere dell’alta gamma. Così la pensa Serge Brunschwig, ceo di Fendi, che al New York Times spiega come iniziative del genere potrebbero essere anche moltiplicate, perché magari una visita all’atelier “apre a qualcuno porte che non considerava”. Lo scenario evocato dalla testata della Grande Mela è quello del difficile ricambio generazionale nell’industria dell’alta gamma: quel complesso meccanismo sociale per il quale la disoccupazione giovanile italiana è un problema, alle griffe e ai loro fornitori servirebbe manodopera specializzata, ma ai ragazzi dello Stivale l’idea di lavorare in manovia (per dirne una) non sembra appetibile: “Qualcuno mi ha detto che oggi in Italia tutti vogliono fare gli chef – scherza Brunschwig, che però ricorda al NYT – come il ricambio generazionale sia un gap che sta a noi colmare. Sento questa responsabilità come molto forte. La sostenibilità del lavoro è la nostra prima priorità”.
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