Il favoloso mondo di Hermès. Ricavi in crescita (+18% nell’ultimo trimestre), assunzioni (2.300 nel 2024), premi per i dipendenti (4.500 euro) e un dividendo speciale (10 euro) per gli azionisti, oltre quello ordinario (16 euro). La maison conferma di essere di un’altra categoria. “Dazi USA? Aumenteremo i prezzi” ha affermato con estrema semplicità il CEO Axel Dumas.
Il favoloso mondo di Hermès
Il gruppo francese ha annunciato risultati del quarto trimestre ben superiori alle aspettative degli analisti. Le entrate (4 miliardi di euro) sono cresciute del 18%. Secondo il consenso Visible Alpha citato da UBS, l’aspettativa era del +10%. La divisione “Maroquinerie-Sellerie”, che rappresenta quasi la metà dei ricavi del gruppo, è cresciuta del 21,5%, mentre gli analisti (fonte Reuters) si aspettavano il +13%. Sotto questa spinta, Hermès ha chiuso il 2024 con un fatturato di 15,2 miliardi di euro, +15% rispetto al 2023. L’utile netto è cresciuto del 7% a 4,6 miliardi di euro. “Hermès conferma ulteriormente che nel quarto trimestre il consumatore di lusso era presente, anche in Cina, per i marchi con un solido slancio ed esecuzione”, hanno affermato gli analisti di JP Morgan. Nella Repubblica Popolare “vediamo segnali positivi, ma non abbastanza per parlare definitivamente di un’inversione di tendenza“, ha detto Dumas agli analisti.
Gli investimenti
L’anno scorso Hermès ha creato 2.300 nuovi posti di lavoro, di cui 1.300 in Francia, dove produce il 74% dei suoi articoli. Il marchio ha annunciato un bonus di 4.500 euro per i suoi oltre 25.000 dipendenti in tutto il mondo, in aumento rispetto ai 4.000 euro dell’anno precedente. Per il 2025, Dumas rimane cauto ma ambizioso. “Resto molto positivo anche se l’asticella è alta” dopo le prestazioni del 2024. L’unico dato non positivo è il margine operativo che si è ridotto al 40,5% rispetto al 42,1% dell’anno prima. Per Dumas ciò è dovuto soprattutto all’andamento dei cambi.
I dazi
Interrogato sull’impatto di possibili dazi statunitensi sui prodotti europei, Dumas ha affermato che l’azienda non sposterà la produzione (come, invece, pare voglia fare LVMH). “Siamo fermamente convinti che la nostra produzione debba restare dov’è”: vale a dire in Francia per la pelletteria, in Svizzera per gli orologi e in Italia per le scarpe. “Ci adatteremo alle tariffe e aumenteremo i prezzi di conseguenza”, ha aggiunto. Quest’anno la società aumenterà i prezzi del 6-7% per riflettere i maggiori costi di produzione e i cambi delle valute. Che, secondo Dumas è un aumento leggermente inferiore rispetto all’anno scorso. “Una delle cose che mi preoccupa di più è l’evoluzione della geopolitica globale. Non sono le tariffe a preoccuparmi di più, è la tensione tra i popoli”, ha concluso Dumas (fonte Business of Fashion). (mv)
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