Il lusso alza i prezzi a Pechino. Per esempio, Louis Vuitton ha aumentato gli scontrini di quasi il 4% nell’ultimo anno, secondo quanto ha calcolato lo strumento BenchMarque di Deloitte. Questo ritocco ribalta la strategia della griffe parigina. 12 mesi prima, infatti, LVMH scelse di abbassare i prezzi per sostenere gli sforzi del governo locale finalizzati all’aumento dei consumi interni.
Non solo Vuitton
Tre esempi concreti confermano la decisione di LV. La borsa Dauphine è salita da 21.300 a 23.200 yuan, la Neverfull è passata da 10.000 a 10.900 yuan, la Speedy 25 da 10.900 a 11.800 yuan. Stessa scelta ha fatto CHANEL, aumentando i prezzi cinesi a fine ottobre. Il rincaro è maggiore, però, rispetto a Vuitton: dal 10 al 12%. Idem Dior, da un minimo di 6 a un massimo del 14%. Anche Bottega Veneta risulta tra i brand che hanno aumentato i prezzi.
Aspettative bancarie
Credit Suisse sostiene che c’è da aspettarsi ben di più. In altre parole, il lusso alza i prezzi a Pechino e non solo. Secondo l’istituto bancario, infatti, è plausibile che le griffe avviino una politica di aumenti aggressivi non solo in Cina, ma su tutti i mercati chiave. Quello che sta accadendo a Pechino, però, rappresenta un ritorno al passato. Per anni, Vuitton & Co hanno mantenuto prezzi più elevati in Cina rispetto a Europa e Stati Uniti. Ma poi, per una serie di ragioni (compreso lo sviluppo dell’e-commerce) hanno scelto di uniformarli in tutto il mondo. Ora stanno invertendo la rotta.
Anche in Corea
Le griffe hanno aumentato i prezzi anche in Corea del Sud. Hanno iniziato a farlo ai primi di novembre. La testata Beijing Business Daily ha notato che ad aver avviato questa politica sono stati Louis Vuitton e CHANEL. Dior, Bulgari e Cartier, invece, sarebbero prossimi a farlo. (mv)
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