La domanda del giornalista del Corriere della Sera, nell’ambito della presentazione dell’intesa tra la maison e Formula 1, è legittima. “Louis Vuitton è un brand globale in un mondo che sembra esserlo sempre meno. Come si affronta questa tensione?”. Insomma, come si concilia il mestiere del lusso, a vocazione internazionalista e inclusiva, con una stagione politica di guerre (armate o commerciali) e identitarismi contrapposti. La risposta di Pietro Beccari, da due anni CEO del brand ammiraglio del gruppo di LVMH (per il quale presta servizio dal 2006) è equilibrata nelle parole e concreta (per non dire cinica) in quello che queste sottintendono. L’obiettivo della griffe rimane vendere un sogno, per così dire. Poi, con la realtà si scende a compromessi.
Il mestiere del lusso
“Nonostante le spinte nazionaliste, brand come Louis Vuitton resteranno globali – sono le parole di Beccari (in foto Imagoeconomica) –. Noi possiamo avere certe idee politiche e certe interpretazioni del mondo, ma poi dobbiamo fare il nostro lavoro”. Tradotto: possiamo non essere d’accordo con i leader globali che le diverse stagioni della politica ci presentano, ma non possiamo lasciare che sia questo a distoglierci dall’obiettivo aziendale. Proprio in LVMH, d’altronde, hanno dimostrato sin dal primo mandato di saper dialogare con l’amministrazione Trump. E anche ora che il tycoon si è insediato per una seconda presidenza all’insegna dello scontro muscolare con tutti, in primis sul piano commerciale, la famiglia Arnault ha saputo tessere relazioni positive. Al punto da paventare, dopo anni di dialogo positivo con Emmanuel Macron (inquilino dell’Eliseo) lo spostamento di maggiori quote produttive negli States per ragioni fiscali.
Vendere un sogno
Perché, Beccari ci tiene a spiegarlo, il lusso non può distogliere l’attenzione da un obiettivo che, a ben vedere, è anche effimero. Il lavoro di LV “è provare a rendere la vita delle persone magari un pizzico più felice. Offriamo prodotti di cui nessuno ha bisogno per vivere – conclude –, ma che aiutano a vivere meglio. Credo che questo non cambierà”.
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