Kering, che succede? La casa madre di Gucci ha registrato un calo delle vendite del 9% a cambi costanti nel terzo trimestre 2023. Superiore al -6% indicato dalle stime di consenso citate da Bernstein. Oltre alle note difficoltà di Gucci (vendite in calo -7%), si sono aggiunte quelle di tutti gli altri marchi: Saint Laurent -12%, Bottega Veneta -7%, “altre griffe” (tra cui Balenciaga) -15%. I deludenti risultati del terzo trimestre allontanano Kering dai rivali LVMH e Hermés che nello stesso periodo hanno rallentato la crescita restando, però, in terreno ampiamente positivo. Incidente di percorso o crisi?
Incidente di percorso o crisi?
Oltre a un generale rallentamento dei consumi e del lusso emerso nelle trimestrali di LVMH e Hermès, Kering è frenato da una serie di sfide interne. Gucci è in una fase di cambiamento e rinnovamento che richiederà ancora tempo. Saint Laurent, scrive Business of Fashion, si è concentrato sulle borse a un livello entry-price per il lusso, rendendosi più vulnerabile a un rallentamento. Mentre Balenciaga sta ancora lottando per ritrovare lo slancio dopo lo scandalo pubblicitario di fine 2022. Risultato: nel terzo trimestre Kering ha fatturato 4,46 miliardi di euro. Mentre nei nove mesi le vendite ammontano a 14,6 miliardi di euro, -2% a livello comparabile.
Creare nuove basi per Gucci
Kering spera che un’identità più stabile e a lungo termine per Gucci possa aumentare la crescita organica nei prossimi trimestri. Come? Catturando un bacino più ampio di clienti rispetto a quello dell’era creativa di Alessandro Michele. Senza dimenticare che il nuovo CEO della griffe non arriverà subito. “La missione è creare nuove basi, per rimettere in carreggiata il brand. Poi si potrà prendere in considerazione la ricerca di un nuovo amministratore delegato” precisa Jean-Marc Duplaix, Deputy CEO di Kering. Il quale riconosce che Gucci raggiungerà difficilmente i suoi obiettivi di crescita. Anche la marginalità sarà sotto pressione a causa delle spese per rilanciare il marchio (fonte Financial Times).
Il calo di Saint Laurent
La sorpresa (negativa) del trimestre è il calo di Saint Laurent. Perfino più ampio rispetto a quello di Gucci. Il marchio ha bruscamente interrotto un costante percorso di crescita. Due i fattori. Primo: la dipendenza del marchio dai clienti aspirazionali che, in particolare negli Stati Uniti, hanno rallentato gli acquisti. Secondo: la riduzione delle vendite all’ingrosso. (mv)
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