In Stefano Ricci confidano ancora nell’Ucraina (e nella Russia)

In Stefano Ricci confidano ancora nell’Ucraina (e nella Russia)

È un momento di riflessione in Stefano Ricci. Perché il 2021 si era chiuso a 130 milioni di fatturato: +60% sul 2020 e quota pre-Covid (i 148 milioni del 2019) nel mirino. Il +40% nel primo trimestre dell’anno legittimava l’aspettativa per il +20% complessivo a fine esercizio. E poi? E poi il 24 febbraio la Russia ha scatenato la guerra in Ucraina. In un colpo solo si sono complicati rispettivamente il terzo e il quarto mercato (insieme valgono il 15/16% del fatturato) del brand italiano della moda uomo. In Stefano Ricci, però, non disperano di poter recuperare. Anzi, ci credono.

 

 

Le riflessioni sull’Est Europa

Niccolò Ricci, CEO nonché figlio del fondatore del brand, si è trovato a parlare di Est Europa con Il Sole 24 Ore a margine della presentazione della collezione primavera-estate 2023. “Spero che nel giro di sei mesi si possa tornare alla normalità”, premette. Intanto come si comporta? “Abbiamo nove boutique in Russia in licenza con partner locali che al momento, per effetto delle sanzioni, non possiamo rifornire – risponde –, se non con prodotti con un prezzo wholesale entro i 300 euro”. E in Ucraina? “Abbiamo aperto da pochi mesi altri due negozi, che continuano a essere operativi per alcuni giorni a settimana”.

Le prospettive

Lo scenario europeo, sommato a quello cinese, cancella le prospettive del +20% nel 2022. Ma Ricci non dispera, perché segnali positivi ne arrivano, specie dagli USA. “Anche ora che questa previsione (di +20%) è venuta meno, il mood resta positivo. Continuiamo a investire e torneremo comunque vicini ai livelli 2019”.

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