Inside Berluti, dalla pelle a come nasce la sneaker Playoff

Inside Berluti: con la pelle grande protagonista. Dalla scelta del materiale fino al taglio, alla patinatura e al tatuaggio per la personalizzazione del prodotto finito. Berluti fa parte della scuderia LVMH dal 1993. Ma ha una storia centenaria, che risale a quando Alessandro Berluti, originario di Senigallia (Ancona) e trasferitosi a Parigi, la fondò: a fine 1800. Oggi la griffe produce nel suo stabilimento di Gaibanella, una frazione di Ferrara: 8.000 metri quadrati dove lavorano circa 300 persone. Per diventare un artigiano occorrono 400 ore di formazione, mentre per ogni paio di scarpe ci sono 200 fasi di lavorazione da ultimare e quasi 50 ore di lavoro per i modelli su misura.

Inside Berluti

Secondo quanto racconta il portale thenationalnews.com, che ha visitato la Manifattura Berluti, gran parte della produzione è ora occupata dal modello di sneaker Playoff (nella foto). È composto da oltre 80 parti in pelle, ognuno delle quali richiede un processo di lavorazione. “Usiamo solo pelle della migliore qualità“, afferma il direttore di stabilimento François Berthet. “Meno del 10% delle pelli che i nostri buyer visionano è all’altezza degli standard Berluti”.

La cucitura della sneaker “è arte”

“Di tutti i modi per tagliare la pelle (procedura effettuata al laser, ndr), la cosa più importante è l’occhio dell’artigiano” spiegano dalla maison. Non solo; per assemblare le 80 parti di pelle che compongono la sneaker Playoff servono “le cuciture più complesse della storia del marchio. È arte” afferma Berthet. Poi c’è la fase della patinatura della pelle, processo che richiede in media fino a 160 minuti. Infine, si arriva al reparto dove si tatua la pelle on demand. “Abbiamo quattro tatuatori interni“, dice Berthet. Ogni disegno richiede circa 16 ore ed è realizzato con la stessa pistola usata per tatuare la pelle umana. Se non è il massimo, poco ci manca. (mv)

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