Non ci sono più dubbi. Kering è a caccia di un’importante acquisizione. Lo ha confermato Jean-Francois Palus (direttore generale del colosso francese) sottolineando la principale difficoltà di questa ricerca: “La scarsità di obiettivi di lusso. Stiamo osservando il mercato, lavorando per trovare il miglior obiettivo a condizioni molto buone. Questo è quello che abbiamo fatto negli anni passati e quello che faremo in futuro”. Una dichiarazione d’intenti che arriva mentre Kering si mette nella scia di LVMH, comunicando che le sue vendite nel secondo trimestre hanno superato dell’11% il rispettivo livello del 2019. “Il gruppo sta ritrovando la traiettoria di crescita redditizia che aveva prima della pandemia”, ha sottolineato il CFO Jean-Marc Duplaix.
Kering ritrova la traiettoria
Gucci cresce dell’86% nel secondo trimestre 2021 rispetto allo stesso periodo del 2020 e stende le previsioni degli analisti, ferme al +77%. In altre parole: si rimette in linea sul 2019. Considerando il parametro delle vendite nei negozi gestiti direttamente, rispetto al primo semestre 2019: Gucci +6,3%, Yves Saint Laurent piazza un+17,3%, Bottega Veneta il +19,2% e “gli altri marchi” +22,7%. “Balenciaga e Alexander McQueen ancora una volta hanno fornito prestazioni eccezionali” scrive Kering. Complessivamente, nel primo semestre 2021, il gruppo ha incassato oltre 8 miliardi di euro: a parametri costanti significa +54,1% sul 2020, +8,4% sul 2019. “Stiamo accelerando il ritmo dei nostri investimenti nelle nostre maison e nelle iniziative strategiche, in particolare per rafforzare l’esclusività e il controllo della nostra distribuzione” commenta il CEO François-Henri Pinault (nella foto).
Margini in aumento
Investimenti che non intaccheranno la redditività. I margini del gruppo, infatti, dovrebbero aumentare nella seconda metà dell’anno perché, spiega Jean-Marc Duplaix (fonte Reuters), “la domanda per i nostri marchi rimane forte”. Il CFO di Kering ha spiegato che i prezzi di alcuni accessori Gucci e Bottega Veneta sono aumentati nell’ultimo anno” e che questo è “il segno che i consumatori sono disposti a pagare di più per queste griffe”. (mv)
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