Maledetta Europa. Mentre il mondo lo osserva con un misto di curiosità e morbosità, per capire come gestirà l’acquisizione e lo sviluppo di Versace, il gruppo USA (che per ora si chiama Michael Kors Holdings, ma a e breve cambierà nome in Capri Holdings), sforna i dati di bilancio relativi al secondo trimestre fiscale e si ritrova a gestire una condizione di opacità. Le vendite complessive parlano di un incasso pari a 1,25 miliardi di dollari (+9,3%), con le calzature griffate Jimmy Choo (acquisite un anno fa) che raggiungono i 116,7 milioni di dollari e “registrano ricavi migliori rispetto alle previsioni, crescendo in doppia cifra”. Ma è il brand ammiraglio e omonimo che mette in allarme i mercati, al punto che il titolo a Wall Street è scivolato del 15%. Il giro d’affari di MK, infatti, è in stallo: 643,9 milioni di dollari, pari al -0,8%. “Migliori del previsto, invece, le vendite wholesale, grazie ai risultati ottenuti nelle Americhe”: in qualsiasi caso, hanno perso l’1,3%. I problemi di MK nascono in Europa e nei canali di retail diretto dove il brand sta rivedendo la sua politica di prezzo e magazzino, ritenuta inadatta (causa “sovraesposizione) a una realtà commerciale che li mette in diretta competizione con le grandi griffe del lusso continentale. Problemi che si riverberano sugli utili netti, scivolati a 137,6 milioni di dollari rispetto ai 202,9 dello stesso trimestre 2017. Resta da valutare il futuro impatto dell’ingresso nel gruppo di Versace, operazione che il ceo John D. Idol, presentando il bilancio, ha definito strategica per dare vita, insieme a Jimmy Choo, a “uno dei più importanti gruppi di lusso della moda al mondo in un solo anno, preparando il terreno per una crescita accelerata dei ricavi e degli utili. Questo è un momento davvero notevole e storico per la nostra azienda e non vediamo l’ora di completare questa acquisizione di trasformazione nei prossimi mesi”. Obiettivi per la Medusa: fatturare 850 milioni di dollari nel 2019, arrivare a 1,2 miliardi nel 2022, scavallare sul lungo periodo il confine dei 2 miliardi. Come: ampliando il retail diretto (300 store), potenziando l’online e, soprattutto, raddoppiando (quasi) il giro d’affari degli accessori: dall’attuale 35 al futuro 60%.