Si alza il sipario sul nuovo corso di Bottega Veneta. Al Museo della Scienza e della Tecnologia di Milano è andata in scena (scegliendo la modalità della presentazione, anziché della sfilata) la pre-fall 2019 di Daniel Lee, il primo assaggio della nuova direzione creativa dello stilista 32enne che prende il posto lasciato vacante da Tomas Maier. Un passaggio di testimone non del tutto semplice: Maier era a capo dello stile della maison dal 2001 e nei 17 anni trascorsi è riuscito a trasformare Bottega Veneta da un marchio in crisi di identità in un caso di successo del lusso. Lee è stato ufficialmente nominato direttore creativo solo a giugno. Ma la prima prova dell’ex Céline sembra aver già convinto la platea degli addetti ai lavori. I principi fondanti di Bottega Veneta, l’identità e l’heritage, sono rappresentati con un nuovo approccio: il rispetto per la craftsmanship, per la nobiltà dei materiali naturali e per il patrimonio della tradizione italiana. Per molti aspetti, il suo lavoro è ispirato proprio ai sei anni passati in Céline: la gamma cromatica con colori sobri e naturali, la sensazione di rinfrescante modernità con silhouette contemporanee riscaldate da tessuti caldi, seta e pelle, forme morbide e femminili e una collezione menswear sorprendentemente proporzionata e fresca. Grande lavoro anche sulla pelletteria, da sempre cuore pulsante dell’etichetta. Le borse diventano maxi e anche l’intrecciato, motivo iconico del marchio, si adegua. Se sotto Maier le borse erano il tallone d’Achille per il pubblico dei Millennials, la collezione inaugurale di Lee sfida questo concetto e potrebbe davvero conquistare quel pubblico così strategico. D’altra parte, Daniel Lee ha 32 anni, il che significa che è esattamente in target con il pubblico con cui tutta la moda ormai vuole dialogare. (mb)
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