Il mercato è rimasto perplesso, non tanto per gli ultimi risultati trimestrali di Ralph Lauren. Quanto per le sue prospettive a breve e medio termine. La griffe, inevitabilmente, ha vissuto una difficile annata, complice la pandemia. E, quindi, ha intrapreso un lungo e profondo percorso di revisione del business che ha coinvolto anche la forza lavoro. Una situazione che alcuni analisti considerano “transitoria” e che rende, dicono, plausibili le indiscrezioni che vogliono il brand protagonista di una possibile acquisizione da parte di Kering.
La difficile annata di Ralph Lauren
Di fronte alla pandemia che ha colpito pesantemente i produttori di abbigliamento formale, Ralph Lauren ha messo in campo una serie di strategie, che hanno previsto anche il taglio del 15% dei dipendenti. Nell’ordine: investimenti in marketing, digitalizzazione e social media per attrarre una clientela più giovane. Ridurre promozioni e sconti, rendendo più redditizio l’e-commerce. Accelerare lo sviluppo sul mercato cinese che, però, pesa solo il 5%, come scrive ladymax.cn.
L’interesse di Kering
Per liberare risorse, Ralph Lauren ha anche venduto il marchio Club Monaco (dopo 22 anni di gestione) al fondo di private equity Regent. Operazioni che, secondo gli analisti, permetteranno all’azienda di rinascere dopo la pandemia. E di farlo in modo talmento concreto e credibile che Kering, che secondo indiscrezioni che rimbalzano dallo scroso gennaio scorso, avrebbe mostrato un certo interesse la griffe statunitense.
Il nostro riposizionamento
“Durante quest’anno fiscale, abbiamo riposizionato la nostra azienda – dice il CEO Patrice Louvet -. Abbiamo concentrato il nostro portafoglio marchi, riallineando la nostra struttura dei costi”. Grandi manovre che hanno portato a un quarto trimestre (chiuso il 27 marzo scorso) chiuso con un fatturato netto di 1,29 miliardi di dollari, +1% a cambi attuali e -3% a cambi costanti, con gli analisti IBES di Refinitiv citati da Business of Fashion che si aspettavano un fatturato di 1,21 miliardi di dollari. L’anno fiscale 2020/2021 si è chiuso con un fatturato di 4,40 miliardi di dollari, -29% rispetto all’esercizio precedente. A penalizzare il titolo sono state le stime dell’azienda per il 2021/2022: la crescita dei ricavi prevista è inferiore a quella degli analisti: +20/25% contro il +31,1%. (mv)
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