Gli otto anni da Gucci. La battuta d’arresto. La vita intermedia. Le ambizioni con Valentino. In attesa di settembre e della prima sfilata da direttore creativo del brand romano, Alessandro Michele (in foto a destra) è tornato sulla scena della moda. Questa volta con un libro, “La vita delle forme – Filosofia del reincanto” scritto a due mani con il filosofo Emanuele Coccia e edito da Harper Collins. Non una nuova collezione, dunque, ma un trattato in cui Michele analizza il rapporto tra moda ed estetica, sacro e profano. Un racconto del passato che si proietta nel futuro.
La vita degli abiti
Una riflessione, quella alla base del libro, nata durante gli otto anni alla guida di Gucci, che è trasformata in “un trattato psicologico su cosa significhi fare questo mestiere, i suoi pericoli e il valore che assumono gli oggetti”, sottolinea Michele a La Repubblica. Oggetti con una vita, perché “nel creare parto dalla vita” continua il creativo, “come Pollicino, che segue le briciole lasciate dagli oggetti. O il dottor Frankenstein, che li combina e li assembla anche se sono totalmente diversi”. Quello di Michele è comunque un lavoro che riguarda oggetti del passato, che il designer manipola e rende contemporanei. Il nuovo libro non riguarda soltanto la moda, “una parola che crea fraintendimenti, perché si tende a racchiuderla in un contenitore con un indirizzo preciso” specifica Michele, in relazione a un mondo diviso in due, che tende a catalogare un universo che ha, invece, tanti riferimenti.
Oltre la mercificazione
Intorno alla figura di Michele si è costruita nel tempo una fascinazione figlia dell’estetica delle sue collezioni, esempio di massimalismo. Il designer, ci tiene a ribadirlo, parte “dalle storie intorno a chi le indossa”. Il problema della moda, che per il direttore creativo è una pratica singolare, è l’omologazione: “È un territorio vasto che si offre a tante operazioni, molte di tipo economico. Di fronte a questa dominante mercificazione, ho cominciato a smontare, confondere e dissimulare per restituirle la vita”.
Cosà farà con Valentino
Michele per la sua nuova avventura racconta di essere partito dallo studio delle immagini del signor Valentino, con l’obiettivo di “capire perché creava quello che creava, puntando per il futuro su un lavoro che non riguarda solo la sartorialità di una giacca o un di pantalone, quanto piuttosto la necessità di creare una storia”. Perché Michele non lavora quasi mai su un abito, come ha sottolineato a L’Espresso: “Fare vestiti significa scrivere la sceneggiatura di vite possibili in cui possiamo entrare e uscire ogni girono”. Un ritorno in grande spolvero. Che alimenta l’attesa (e le aspettative) sul futuro di Valentino. (dc)
Leggi anche: