Il canale wholesale e la Cina penalizzano il gruppo Zegna. L’America e il retail diretto lo premiano. Il risultato finale è che il primo trimestre del gruppo è sostanzialmente in linea con quello del 2024: 458,8 milioni di euro, in calo dell’1% sia a cambi attuali sia su base organica. Considerando le difficoltà del lusso, emerse nei numeri dei giganti del settore, la resistenza di Zegna non è un risultato da sottovalutare.
La resistenza di Zegna
“Tutti e tre i nostri marchi hanno registrato performance positive nel canale strategico Direct-to-Consumer” commenta Gildo Zegna, CEO del gruppo. In altre parole: +4% sia per il marchio Zegna sia per Tom Ford Fashion. “I risultati di Thom Browne, pur supportati da un trend positivo nel retail, hanno continuato a essere influenzati dalla nostra decisione strategica di ridurre l’esposizione al canale wholesale” afferma Zegna per spiegarne il -19%. Lo stesso CEO sostiene di non aver visto “cambiamenti significativi nel comportamento dei clienti per tutti i nostri marchi”. Per Zegna “ciò che conta davvero è la forza dei nostri brand” e per questo il gruppo resterà “vigile, flessibile e concentrato sulle priorità strategiche”.
Marchio per marchio
I risultati, marchio per marchio. Zegna registra ricavi per 293 milioni di euro (+ 3% a livello organico). Thom Browne incassa 64 milioni (-19%) e Tom Ford Fashion 67 milioni (+3%). In generale, le vendite del canale retail sono cresciute del 5%, quelle del wholesale sono invece scese del 20%. A livello geografico, Zegna conferma la debolezza del mercato cinese, area in cui i ricavi sono diminuiti del 12% a 123,3 milioni di euro. Viceversa, buona la performance delle Americhe, con una crescita dei ricavi del 9% fino a 125 milioni di euro. (mv)
Immagini tratte da zegna.com
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