“I posti perduti si recuperano puntando su produzioni di fascia alta e medio alta. Poi, spingendo su quella qualità del made in Italy che tutto il mondo vuole”. Per uscire dallo stand by, secondo Brunello Cucinelli l’Italia deve credere di più in se stessa, guardarsi allo specchio e riuscire a vedere ciò che vede il resto del mondo: tanta bellezza. In un’intervista concessa al quotidiano La Repubblica, l’imprenditore umbro spiega che “internet ha cambiato la geografia del lavoro, chi è nelle produzioni di fascia bassa non può più mantenere certe lavorazioni nel mondo occidentale e per questo l’Italia ha perso punti di occupazione negli ultimi anni”. La strategia di puntare sulla qualità dev’essere, secondo Cucinelli, propria non solo della moda, ma anche degli altri settori, “dalla siderurgia all’alimentare”, e per arrivare a ciò “bisogna fare certe piccole cose che aiutano chi lavora, come remunerare meglio le persone, riposare all’ora di pranzo, staccare dal lavoro a un’ora civile”. Che poi questa grande abilità nel creare il bello non si traduca nella nascita di gruppi internazionali come LVMH o Kering per l’imprenditore umbro è normale: “Noi siamo industriali e non finanzieri – dice – è il nostro modo di essere imprenditori”. Tutta italiana sarebbe però anche una certa tendenza autolesionistica: “Siamo pieni di imprese fantastiche, ma siamo anche troppo occupati a sparlare dell’Italia – conclude Cucinelli -. Io penso che fuori ci sia un mondo che chiede la qualità, il gusto e lo spunto che solo noi siamo in grado di dare”.
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