La trilogia di Financial Time su Dior, Prada e Singapore

La trilogia di Financial Time su Dior, Prada e Singapore

A proposito della rassegna stampa della settimana, ci soffermiamo sulla trilogia di Financial Time. Perché la testata economico-finanziaria ha sfornato tre approfondimenti diversi, accomunati (in senso più o meno diretto) però dalla stessa parola chiave: “erede”. Già, in due casi si parla di imprese della moda che pianificano una successione regolata. È quello che fa LVMH promuovendo Delphine Arnault (figlia del patriarca Bernard) al ruolo di CEO di Dior. E che fa pure Prada, accogliendo Andrea Guerra perché faccia da mentore al giovane Lorenzo Bertelli. È invece un passaggio di consegne simbolico, non familiare, quello tra la Cina e Singapore. Perché la città-stato asiatica sta diventando il nuovo porto franco per i cittadini abbienti in fuga dalla Repubblica Popolare.

Consigli di lettura:

  • A proposito della trilogia di Financial Time, vi consigliamo di leggere innanzitutto l’analisi sulla scalata delle gerarchie di LVMH da parte di Delphine Arnault. Gli analisti hanno a lungo sottovalutato il suo peso nelle dinamiche familiari e del gruppo. Invece ora la nomina a CEO di Dior “la colloca nel ruolo operativo più importante dei cinque figli di Arnault che lavorano tutti nel gruppo”;

 

 

  • “Ci vuole molto tempo per imparare il mestiere di CEO”, dice il patron Patrizio Bertelli. Per questo ha chiesto al manager Andrea Guerra di affiancare il figlio Lorenzo. “Un gran lavoratore dall’intelligenza prensile – dicono a FT –, ma un tipo non molto incline al pensiero creativo”;
  • Alcuni dettagli sono, se vogliamo, simpatici. Nel senso che, ad esempio, si può tener traccia dello spostamento di residenza dei riccastri cinesi seguendo i dati di immatricolazione delle nuove Rolls-Royce. Però l’analisi di FT sulle dinamiche abitative del ceto abbiente cinese non è solo un collage di aneddoti e curiosità: fotografa una trasformazione sociale. I ricchi stanno cercando nuovi approdi. E Singapore si propone come la degna erede di Hong Kong, ormai saldamente sotto il pugno di Pechino.

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