L’affare di Marchetti, che ha venduto YNAP quando valeva 5 mld

L’affare di Marchetti, che ha venduto YNAP quando valeva 5 mld

A vedere la sua creatura oggi in difficoltà, si dice rammaricato. Che l’e-commerce multibrand stesse raggiungendo la maturità, l’aveva intuito. Che ora le piattaforme debbano inventarsi qualcosa di nuovo per rivaleggiare con i canali dei brand, gli pare ovvio. Intanto, l’affare di Marchetti si staglia chiaro sullo sfondo. Già, perché l’innovatore italiano (in foto, dal suo sito) ha venduto Yoox Net-A-Porter (YNAP) a Richemont nel 2018, quando la valutazione del portale si attestava sopra i 5 miliardi. Ora la stessa YNAP con Farfetch non arriva a 800 milioni. “Yoox è un po’ come un figlio: vederlo in difficoltà mi fa soffrire – dice Marchetti a MFF –. Spero che risalga presto. Ma non sono uscito per calcolo. Io sono un imprenditore e un innovatore. Per gestire un’azienda in un mercato maturo serve un manager”.

L’affare di Marchetti

Certo, Marchetti sapeva nel 2018 che quello dell’e-commerce era già un mercato in consolidamento. “E in tutti i mercati maturi ci sono concentrazioni – osserva –. Servono manager che razionalizzino i costi e le risorse”. In questo senso, quindi, vendere a Richemont non è stato solo un modo per uscire da YNAP all’apice della sua storia e valutazione, ma un modo per assecondare esigenze personali e aziendali. “Io sono un imprenditore e un innovatore, non un manager – spiega –. Non era quello che volevo fare”. Ora, che oltretutto per le piattaforme è archiviata la stagione positiva dettata dal Covid, quale futuro vede per l’e-commerce? “Un rimbalzo ci potrà essere – risponde –. Oggi, vendere su siti monobrand ha più senso in termini di margine, dati dei clienti, proprietà, controllo, immagine, prezzi. Se fossi in Gucci, darei priorità alla vendita su Gucci.com piuttosto che su Farfetch. Per definizione, più cresce il monobrand, più soffre il multibrand. Quindi credo che l’e-commerce multibrand dovrà trovare nuove soluzioni per essere redditizio”.

 

 

Un’occhiata in giro

Marchetti ha di recente dato alle stampe l’autobiografia (“Le avventure di un innovatore”, Longanesi). Dal momento che di esperienza nel lusso ne ha avuta tanta, MFF gli chiede se prevede la nascita della fatidica “LVMH italiana”: “Non in questa generazione”, è la risposta telegrafica. Marchetti smentisce anche i rumors su una sua investitura a CEO di Armani: “Non c’è nulla di vero. Conosco Giorgio Armani dagli anni ‘90. Ha un’azienda bellissima e manager validissimi, che stimo. Non hanno davvero bisogno di me. Sono solo un consigliere nel board”.

 

 

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