Lanvin mette il turbo agli accessori. “Entro tre anni vorrei che generassero il 50% del fatturato” ha detto Jean-Philippe Hecquet, CEO della griffe. Anche l’Italia, ovviamente, potrebbe trarne vantaggio.
La rete (attuale) degli accessori
La maison francese da febbraio 2018 è controllata dal gruppo cinese Fosun. Produce le calzature prevalentemente in Portogallo e marginalmente in Italia. Le borse da donna, invece, sono made in Italy. La pelletteria maschile arriva da Spagna e Italia. Per quanto riguarda le calzature da bambino, la licenza è affidata al calzaturificio marchigiano Andrea Montelpare.
Meno abbigliamento
Il passaggio di proprietà ha segnato un cambiamento rilevante nella strategia della griffe. In precedenza, soprattutto sotto la direzione creativa di Alber Elbaz, aveva puntato in modo preponderante sull’abbigliamento. Ora, invece, come sottolinea Hecquet su MFFashion, il piano di rilancio si basa sullo sviluppo degli accessori. Poi sul potenziamento delle vendite in Cina (che dovrebbe arrivare a pesare oltre un terzo del fatturato) e su una differente gestione distributiva.
Effetto Sialelli
Gran parte del piano di rilancio è affidato al direttore creativo Bruno Sialelli, affiancato da un ufficio stile composto da 50 persone. “Lavorerò per portare il peso degli accessori al 50% del fatturato entro 3 anni” ha detto il CEO di Lanvin. Spiegando anche che Lanvin mette il turbo agli accessori pur non possedendo direttamente siti produttivi in Italia e nel mondo. In altre parole, si affida a “una filiera di eccellenza, soprattutto in Italia”. (mv)
Leggi anche: