La voce che più ha destabilizzato gli osservatori è quella di una possibile vendita di Chloè: brand prolifico (450 milioni di giro d’affari) e per di più in crescita. Il rumor non ha fin qui trovato riscontri e, in un certo senso, si controbilancia con un’altra indiscrezione mai confermata: quella secondo cui Richemont potrebbe essere interessata a Ferragamo. Non è chiaro cosa si prepari ai piani alti della conglomerata elvetica. I segnali sono contrastanti e portano in direzioni diverse. A fare il punto è un’analisi pubblicata da MFF. Da un lato ci sono le cessioni: le certe, come Shanghai Tang venduto in estate a una cordata guidata da Alessandro Bastagli, e quelle prossime, come il passaggio di Lancel, acquistato nel 1997 per l’equivalente di 270 milioni di euro e oggi con giro d’affari di 130 milioni. Operazioni che lascerebbero pensare a una dismissione del segmento fashion, sul modello di quanto già fatto dai tedeschi di JAB: vale a dire la rinuncia da parte di Richemont alla fonte del 17% dei ricavi. Indicazioni opposte, però, vengono dalle acquisizioni operate nell’ultimo periodo: Serapian per la pelletteria e G/Fore, moda per golfisti. Movimenti che lascerebbero intendere più la ristrutturazione del comparto. E allora c’è da aspettarsi qualcosa di grande per Alaïa e Dunhill. Ne vedremo delle belle.
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