Tre definizioni, da tre prospettive diverse, secondo tre protagonisti dell’alto di gamma. La rassegna stampa della settimana ci regala gli interventi di (in rigoroso ordine alfabetico): Matthieu Blazy, nuova guida stilistica di Bottega Veneta. Maria Grazia Chiuri, direttrice artistica di Dior. E Jacopo Venturini, amministratore delegato di Valentino.
Consigli di lettura:
- Tre protagonisti per tre definizioni, dicevamo. Partiamo da Blazy, dunque, che con la Repubblica punta tutto sulla durabilità. “I miei non sono capi rivoluzionari, magari con cinque maniche – sostiene a proposito delle prime creazioni per Bottega Veneta –. Sono pragmatici, sensati, da usare tanto. Il minimo, visto quanto costa un nostro pezzo”;
- L’alta moda non è solo uno svago: ha valore sociale e può essere veicolo di messaggi significativi. Ne è certa Chiuri, che lo ha spiegato a D di Repubblica. “Spesso nemmeno chi la fa ne è consapevole. Bisogna fare i conti con un mondo che rifiuta la complessità a priori, in cui deve essere tutto a portata di like. È più semplice parlare di moda in senso generalista. Per quanto mi riguarda, non si tratta più di fare un bel vestito. La moda non è più solo questo, oggi è altro. Parla a un pubblico enorme”;
- Il lusso, conclude Venturini (che ricordiamo, non è uno stilista, ma un manager) si fonda sull’equilibrio tra creatività e vendite. Leggiamo le sue parole a L’Economia de Il Corriere della Sera: “La creatività deve essere valorizzata al massimo: noi produciamo desideri, non cose di cui si ha bisogno”. Anche in questa ottica ha preferito chiudere RedValentino per concentrarsi sulla linea couture: “È il presupposto di tutta la strategia. Una scelta di autenticità. Considero la nostra la dimensione giusta per fare una crescita sostenibile. Abbiamo un brand molto forte e con un potenziale altissimo”.
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