C’è stata la conferma dell’acquisizione di Gruppo Florence da parte di Permira. Oppure, la diffusione dei conti annuali di Chanel, che fanno sempre scalpore. Ma a catturare maggiormente l’attenzione della nostra community, in questi ultimi sette giorni, sono stati tre articoli meno di cronaca e più di scenario. Il primo vede protagonista l’eternità di LVMH che, tra l’altro, in un’altra occasione ha dichiarato per l’ennesima volta (e meno male…) cosa ne pensa di pelle e pelliccia. Il secondo riguarda Kering e la sua passione per l’Italia. Il terzo parla di sostenibilità e mette nero su bianco, se non si fosse ancora capito, quanto quest’ultima sia diventata, purtroppo, una drammatica leva di marketing. O, se vogliamo essere meno eleganti, un alibi che confina fin troppo con una sconcertante presa per i fondelli.
L’eternità di LVMH
A Bernard Arnault piace mostrarsi al di sopra di tutto. Lo fa anche quando a parlare non è lui, ma qualche suo manager di alto profilo. Come nel caso che vi raccontiamo qui e che spiega qual è la primaria caratteristica che porta LVMH a ipotizzare l’acquisizione di un brand. La qualità? Certo. Il posizionamento acclarato di lusso? Ovvio. L’esclusività? Chiaro. Non basta. Un brand, per essere oggetto del desiderio della corazzata francese, deve emettere un’essenza molto particolare. Deve profumare d’eternità.
L’amore di Kering
È l’italia. Se volete scoprire la ragioni di questa love story fatale, cliccate qui.
La sostenibilità fa crack
La settimana scorsa vi abbiamo raccontato dell’indagine pubblicata da The Guardian che ha rivelato come molte compensazioni di foreste pluviali, utilizzate da aziende e brand per perseguire la neutralità green, hanno in realtà un impatto minimo. Ne è seguita la decisione degli inglesi di ASA (Advertising Standards Authority) di chiamare a rapporto tutte le aziende (non solo della moda) che comunicano di essere carbon neutral proprio grazie alle compensazioni. Poi è arrivata la settimana in corso e con lei due notizie ulteriormente significative. La prima: David Antonioli ha annunciato le dimissioni da CEO di Verra, l’ente di certificazione del carbon credit oggetto di critiche nel Regno Unito. La seconda: Hermès, Selfridges e Stella McCartney (ebbene sì) sono usciti dal Fashion Pact, il progetto lanciato nel 2019 con Kering capofila. La puzza di greenwashing aumenta, come raccontiamo qui.