Nei primi 10 mesi del 2016 l’indice Stoxx 600, che monitora l’andamento dei titoli su tutti i mercati azionari europei, segna un arretramento di 10 punti percentuali. L’indice MSCI European Luxury Goods, che riunisce invece i marchi dell’alto di gamma, ha guadagnato il 7%. È tutta racchiusa in questa differenza di valori l’immagine dello stato di salute del lusso europeo, che verrà sì da stagioni di rallentamento delle vendite e di turbolenze nel management, ma che in Borsa inverte la rotta. Volano i grandi gruppi francesi, tutti in doppia cifra. Va bene LVMH (+12,3%), ma ancora meglio vanno Hermès (+17,7%) e Kering (+25%), che beneficia del traino di Gucci e raccoglie la miglior performance positiva dal 2012. C’è gloria anche per le aziende di proprietà italiana. Cresce il valore dei titoli di Brunello Cucinelli (+10%) e di Moncler (+15%), passato indenne a settembre dalla vendita di 15 milioni di titoli da parte del socio Eurazeo. Scorrendo l’analisi pubblicata oggi da Corriere Economia (di cui riportiamo in foto l’infografica), c’è anche a chi in Borsa va male. Sono negativi i trend di Richemont (-12,4%), Hugo Boss (-22,9%) e di Tod’s (-30,3%), ad esempio, mentre sono meno gravi, ma comunque cedenti, quelli di Burberry (-0,6%) e Salvatore Ferragamo (-0,7%). Adesso occhio a Trump, che potrebbe interrompere il buon momento borsistico del lusso. Ad accendere la spia sulle prossime Presidenziali USA è Exane Bnp Paribas: se il candidato repubblicano, una volta eletto alla Casa Bianca, mettesse in atto per l’economia statunitense l’annunciata svolta isolazionista, dalla svalutazione del dollaro verrebbero guai per l’industria del lusso. (rp)
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