La Cina, gli Stati Uniti e le città. Il digitale e l’evoluzione del negozio fisico. Sono queste le traiettorie di sviluppo indicate da Antonio Achille della società di analisi McKinsey, in uno studio sul lusso elaborata per MFF. Primo riscontro: Cina e Usa genereranno quasi la metà della crescita del settore da qui al 2025. A Pechino accadrà per l’incremento e la diffusione della ricchezza media, negli Stati Uniti perché vi risiederà la metà dei nuovi ricchi del mondo. Un altro driver di crescita saranno le città e le megacity emergenti: il 66% della ricchezza mondiale verrà prodotto dalle 600 metropoli più grandi e in esse si concentrerà il 60% della spesa fashion. Il digitale sarà un’altra leva di crescita. Se nel 2016 ha generato l’8% del fatturato complessivo del lusso (20 miliardi di euro su un totale di circa 250 miliardi), nel 2025 arriverà al 20%: 74 miliardi di euro grazie anche alle transazioni effettuate da mobile. Secondo McKinsey, il 98% dei consumatori del lusso possiede uno smartphone e nel 2018 il tempo speso sui dispositivi mobili sarà 4 volte superiore rispetto a quello trascorso davanti al “vecchio pc”. “Sarà fondamentale per i marchi capire se giocare la partita direttamente oppure allearsi con alcuni partner” sostiene Antonio Achille che enfatizza anche il ruolo dei consumatori come canale di comunicazione. “A maggio i post ufficiali su Instagram di Chanel sono stati 700, mentre gli hashtag sul brand pubblicati dai privati sono stati circa 49 milioni”. La sfida dei luxury brand è quella di aumentare il numero di clienti in un contesto in cui il traffico nei negozi è in calo e la differenza tra brand vincenti e inseguitori sarà sempre più netta. “I negozi? Vanno ripensati. Le aziende devono chiedersi, quanti negozi aprire e dove, quale ruolo affidare allo store, se di vendita, di showroom o di terminale logistico per il solo acquisto deciso online, o ancora quale deve essere il formato del negozio” termina Achille per il quale “si può crescere anche chiudendo negozi”. (mv)