Entro il 2015 si assisterà a un rallentamento del 12-15% negli acquisti del lusso in Cina. È il risultato della ricerca effettuata da McKinsey & Co, studio di consulenza internazionale con sede a New York. Le ragioni indicate sono diverse, delle quali una politica. Il governo di Beijing ha infatti regolamentato la prassi dei regali di oggetti di lusso fra il settore privato e i funzionari governativi, e all’ultimo Congresso Nazionale del Popolo l’argomento è stato oggetto delle lamentele dei cittadini via internet. Il partito comunista ha deciso di impedire “il mettersi in mostra, non certo la spesa” sottolinea da Shanghai l’autore dello studio, Yuval Atsmon. Atsmon non considera invece significativa la decelerazione della crescita economica nazionale: “Il carnevale è forse finito, ma la festa continua”.
Altri fattori contribuiranno al rallentamento: le tasse sulle importazioni che rendono convenienti gli acquisti in Europa e Stati Uniti, per esempio. Il 60% dei prodotti di lusso non è infatti acquistato dai cinesi in patria e anche lo shopping nella vicina Hong-Kong sta frenando a causa del deprezzamento dell’Euro che rende conveniente attendere un viaggio in Europa.
Un aspetto significativo di questa minor brillantezza è rappresentato anche dal cambiamento di gusto del consumatore, il quale continua a privilegiare prodotti sofisticati e di alta qualità, ma privi di marchio. Solo il 60% degli intervistati a Beijing e Shanghai ritiene infatti decisivo il logo: “Aprire negozi e riempirli di prodotti di brand famosi non è più sufficiente per avere successo in questo mercato”.
Si parla comunque solo di rallentamento della crescita. Lo studio afferma infatti che nel mondo entro il 2015 un terzo degli acquisti high-end di borse, scarpe, orologi, gioielli e abbigliamento saranno “targati Cina”. (p.t.)