Nel 2017 le esportazioni verso i mercati emergenti dei prodotti italiani Belli e Ben Fatti (BBF), cioè quelli ad alto valore aggiunto (per i quali i consumatori si dimostrano disposti a spendere anche il 20% in più rispetto all’offerta della concorrenza globale), ha fruttato 10 miliardi di euro all’industria nostrana del lusso. Di più, per intenderci, di quanto raccolto su due mercati maturi come Francia e Stati Uniti. Le prospettive di sviluppo nei mercati emergenti nei prossimi 6 anni sono rosee: il valore potrebbe superare per lo meno i 15 miliardi di euro, se non, secondo le valutazioni più ottimistiche, sfondare la soglia dei 18 miliardi di euro. Lo sostiene il Rapporto Esportare la Dolce Vita 2018, realizzato dal Centro Studi Confindustria e Prometeia e presentato a Milano durante il 10° Luxury Summit del Sole 24 Ore. I primi 5 mercati emergenti per i prodotti moda, food e design italiani sono Cina (dove l’Italia è leader, ma dove c’è la concorrenza della contraffazione), Russia, Emirati Arabi, Arabia Saudita e Messico. Proprio il Paese latinoamericano, in virtù dell’accordo di libero scambio che l’UE sta contrattando con il Mercosur, presenta le possibilità più interessanti. Lo studio confindustriale è realizzato con un modello econometrico che prevede politiche commerciali costanti fino al 2023. Un fattore di rischio, allora, è la spirale protezionistica che minaccia di coinvolgere le relazioni tra gli USA e i partner.
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