“Produrre in USA? Perché no. In Francia c’è la tassa sul made in France che spinge a delocalizzare” ha detto Bernard Arnault durante la presentazione dei risultati annuali di LVMH. Il numero uno del gigante francese del lusso ha parlato anche di Dior, dei possibili dazi di Trump e del mercato cinese. Mentre analisti e media si dividono sui risultati comunicati dall’azienda. I ricavi del 2024 di LVMH hanno raggiunto 84,7 miliardi di euro, con una crescita organica dell’1% che ha superato le aspettative di consensus di Visible Alpha che li vedevano invariati. Anche le vendite del quarto trimestre hanno superato le stime degli analisti che si aspettavano un calo dell’1,25%. E invece sono aumentate dell’1% su base organica, raggiungendo i 23,9 miliardi di euro. Il reddito operativo annuo è diminuito per la prima volta dal 2020, con un calo del 14% su base annua su base organica a 19,6 miliardi di euro.
Non proprio un disastro
“Non è una cosa grandiosa, ma non è neanche una catastrofe, come affermano alcuni commenti”, ha sottolineato il responsabile finanziario di LVMH Jean-Jacques Guiony. Lo riporta il Financial Times. Nel corso della conference call, Arnault è stato interrogato sull’andamento di Dior. Dopo che alcune banche avevano espresso forti perplessità sul marchio. Arnault ha osservato che tra le case di alta moda, Dior ha avuto la migliore performance del 2024. E in merito ai vari cambi creativi prospettati, il magnate francese ha detto: “Siamo fortunati ad avere i migliori stilisti nel gruppo e a tenerli a lungo. È importante, la continuità è essenziale. I cambiamenti troppo rapidi in queste professioni sono difficili”. Lo riporta Vogue Business.
La convergenza con Trump
Arnaul ha rilasciato anche alcune dichiarazioni che faranno piacere a Trump. “Le autorità statunitensi ci stanno esortando con forza a continuare ad aprire fabbriche lì e devo dire che, nell’attuale contesto, questa è una cosa che stiamo seriamente prendendo in considerazione”, ha affermato Arnault. Il CEO di LVMH ha paragonato la proposta di Trump di ridurre le tasse per le produzioni in USA al 15% a quella del governo francese che invece vuole applicare una sovrattassa una tantum che porterebbe le imposte al 40%. “È incredibile spingere per la delocalizzazione, è l’ideale! È la tassazione del made in France” ha detto Arnault. Che ha rivelato di aver avanzato delle proposte al governo transalpino ma queste sono state bloccate dalla burocrazia. “Ecco perché dovremmo fare come gli Stati Uniti e nominare qualcuno che tagli un po’ la burocrazia” ha detto Arnault, riferendosi all’incarico affidato a Musk. E i dazi USA? “Preferisco agire in silenzio”, ha risposto il miliardario francese. Quanto ai mercati, Arnault ritiene che il mercato cinese impiegherà un paio di anni per tornare ad un livello più normale. Mentre gli Usa saranno in forte espansione. “Ho sentito il vento di ottimismo che soffia negli USA” ha affermato il magnate francese. Lo riporta WWD.
I dubbi degli analisti
I numeri hanno diviso i media, tra chi ha enfatizzato risultati migliori del previsto e chi, viceversa, ha sottolineato l’andamento lento di LVMH. L’analista di Bernstein Luca Solca ha detto che i risultati positivi di Richemont avevano migliorato le aspettative per LVMH. Ma i suoi numeri non sono riusciti a soddisfarla. Anche Thomas Chauvet, analista di Citi, ha affermato che la performance del quarto trimestre è stata migliore del previsto ma “probabilmente non sufficiente per definire un punto di svolta del lusso”. (mv)
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